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mercoledì 1 novembre 2017

Riflessioni a pochi giorni dal votoVotare non è solo un diritto, ma anche un dovere

Mancano ormai pochissimi giorni alle elezioni regionali e dunque i Siciliani aventi diritto di voto si stanno orientando per esprimere il proprio consenso sulla base delle scelte politiche e delle proprie convinzioni ideali. Con questo articolo mi voglio rivolgere a tutti coloro che stanno pensando di astenersi dal voto, facendo questo breve excursus sulle leggi elettorali partendo dall’Unità d’Italia . 
La prima legge che regolò il diritto di voto fu quella emanata dal Re Carlo Alberto di Sardegna nel 1848. 
La legge stabiliva norme diverse per il Senato e per la Camera dei deputati. I senatori, infatti, erano nominati direttamente dal re, mentre i deputati erano eletti dai cittadini con un suffragio particolarmente ristretto. In particolare potevano votare solo i cittadini maschi in possesso di particolari requisiti: l’età, che non doveva essere inferiore ai 25 anni; il censo, vale a dire il reddito che doveva superare le 40 lire annue; l’alfabetizzazione, cioè la capacità di leggere e scrivere. 
In un Paese povero e agricolo come l’Italia, in quel tempo solo il 2% degli uomini erano in grado di soddisfare tutti e tre i requisiti .
Solo nel 1882 ci fu una legge elettorale (legge 593/1882) che allargò il suffragio, perché si modificarono i limiti troppo restrittivi della precedente legge. La novità più importante riguardò lo stretto legame che istituiva tra istruzione e voto, infatti tutti i cittadini maschi che dimostrarono di saper leggere e scrivere, indipendentemente dal proprio censo, poterono votare. Gli effetti furono notevoli: gli elettori superarono i due milioni, una cifra quattro volte superiore rispetto alla precedente legge .
Dal Novecento iniziò un cammino verso il suffragio universale che fece registrare un’altra importante tappa con il Testo unico n.821 del 26 giugno 1913, in quanto fu istituito per la prima volta il suffragio universale maschile, pur con alcune limitazioni. Infatti la legge prevedeva due categorie di elettori : 
i cittadini di età compresa tra 21 e 30 anni che avevano prestato servizio nell’esercito, nella marina e negli altri corpi armati; 
tutti i cittadini maschi di età superiore a 30 anni .
Ad ogni modo , nonostante i “filtri” questa legge estendeva il diritto di voto al 94% della popolazione maschile.
Il raggiungimento del suffragio universale vero e proprio è avvenuto però solo alla fine della seconda guerra mondiale. Alla fine del conflitto, infatti, fu indetto un referendum per stabilire quale forma istituzionale dare al Paese, se continuare a essere una monarchia o diventare una repubblica . Il governo provvisorio stabilì che dovessero essere i cittadini italiani a decidere. Il referendum istituzionale avvenne giorno 2 giugno 1946 e in quella occasione, il d.l. . n. 23/1945 allargò il diritto di voto a tutti i cittadini maggiorenni uomini e donne .Adesso proverò ad esprimere un mio ragionamento, basandomi sugli articoli presenti nella nostra costituzione ed invito i lettori, soprattutto quelli che sono orientati ad astenersi o a non recarsi alle urne, a riflettere sul dettato Costituzionale laddove dispone che l’esercizio del voto è dovere civico. Per la nostra Costituzione, quindi, andare a votare è un dovere civico. Non solo un diritto, dunque, ma un preciso dovere. Un dovere nei confronti degli altri, di tutti coloro che costituiscono e formano la società. All’art. 2, la nostra Costituzione impone a tutti i cittadini, indistintamente, l’adempimento di doveri, di solidarietà politica, economica e sociale. La solidarietà politica risiede soprattutto nell’espressione del voto, oltre che nella disponibilità a candidarsi per rappresentare l’intera collettività nelle istituzioni democratiche.Non votare, per la nostra Costituzione, significa venire meno ad un preciso dovere (art. 48) e a un preciso obbligo (art. 2) legati al ruolo che ogni cittadino svolge all’interno della società.Il disimpegno elettorale, evidentemente, è considerato un atteggiamento contrario al ruolo sociale, “civile”, prerogativa e dovere di ogni cittadino.Inoltre, non votare è anche un abdicare, una rinuncia a far valere la propria opinione e la propria volontà. Significa delegare ad altri scelte che spettano ad ogni votante .
Giovanni Baglieri 3 A Odonto