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martedì 14 maggio 2019

Sessantaseienne aggredito fino alla morte dalla “comitiva degli orfanelli”A Manduria si picchia per noia

Tutti sapevano ma nessuno ha fatto nulla per arrestare l’accaduto
Antonio Stano è deceduto a Manduria il 23 Aprile 2019. A causare il suo decesso sono state numerose aggressioni da parte di una banda di otto ragazzi, di cui sei minorenni. I ragazzi si sono recati numerose volte presso la casa in cui alloggiava Antonio ed hanno in seguito ripreso con i cellulari la triste vicenda. Questi video, che hanno girato per giorni tra i social dei ragazzi, sono testimonianze dirette delle violenze. Da questi ultimi possiamo anche renderci conto della sofferenza dell’uomo che sentiamo spesso urlare: “Sono solo”. Nonostante la circolazione di questi video, nessuno si è mobilitato per prendere provvedimenti, nessuna denuncia, nessuna parola. Al contrario una madre ha cercato di giustificare il proprio figlio per non essere intervenuto. Una madre ha fatto ricadere la colpa sul fatto che, nella città in cui vivono, non ci sono attività che possano coinvolgere i ragazzi. Non ci sono bar, né centri sportivi od oratori. Gli adolescenti sarebbero stati spinti, quindi, dalla noia. Ed è proprio con questa affermazione che ci si chiede fino a dove possa arrivare una persona. Prendersela con un povero anziano che si sta semplicemente godendo l’autunno della sua vita non è da umani. Ma quello che sconvolge ancora di più è il fatto che la madre abbia cercato di difendere il figlio e non piuttosto di fargli capire l’errore commesso. Chissà dov’è finita l’umanità! Questa storia deve essere d’esempio per tutti noi e aiutarci a ritrovare il nostro lato più umano. Dobbiamo preoccuparci di più per tutto ciò che ci circonda e non rimanere indifferenti di fronte ad una situazione qualsiasi, sia che ci riguardi in prima persona sia che riguardi il prossimo. Se il nostro vicino sta male aiutiamolo con una parola di conforto. Stessa cosa per un amico, un familiare o un qualsiasi sconosciuto. Perché non bisogna scordarsi che tutto il bene che diamo prima o poi ci sarà ricambiato. Un altro insegnamento fondamentale che possiamo estrapolare da questa storia è quello di non dimenticarci di cosa è realtà e di cosa invece non lo è. I ragazzi di oggi sono troppo abituati a stare davanti allo schermo del proprio cellulare, computer o console. Questi apparecchi occupano ore ed ore all’interno della giornata dei giovani tanto che quasi non si riesce più a distinguere ciò che si vede su internet da quella che è la vita vera. Quindi lasciamo la violenza nei videogiochi ed impariamo a divertirci in modo sano. Perché se lo si vuole qualcosa da fare si trova sempre, che sia farsi una passeggiata o giocare a pallone per le strade.   
 Giulia Giuffrida e Michela Gambuzza 1^C Linguistico    


Un confronto con Aleksander Melli, ambientalista norvegese

Abbiamo avuto il piacere di porre alcune domande ad Aleksander Melli, un ambientalista che ama così tanto la Sicilia da lasciare la sua terra natale, la Norvegia, occupandosi appieno dei problemi ambientali che affliggono il nostro territorio. 
Cosa la spinge ad occuparsi dell’ambiente?
I motivi che mi spingono a dedicarmi all'ambiente sono tanti, ma vorrei partire da quello principale: da circa vent’anni la scienza si è accorta che il nostro pianeta è sulla soglia di cambiamenti catastrofici per il clima terrestre. Mi occupo quindi dell’ambiente perché ci troviamo in una situazione davvero grave. Penso sia molto difficile da parte di un genitore trovarsi costretto a far vivere i propri figli in un mondo in cui ci sono dei cambiamenti che porteranno a delle conseguenze sfavorevoli per la civiltà umana. La nostra società continua a non preoccuparsi di problemi di questo genere e invece da tutti i paesi del mondo servirebbe maggiore collaborazione. Fondamentalmente mi occupo di questo tema per i miei figli e per voi ragazzi. 
Chi o cosa ha suscitato in lei questo tipo di interesse?
Come già detto, ciò che mi ha spinto ad interessarmi a questo tema è la voglia che i miei figli nel futuro possano vivere in un mondo migliore rispetto a quello in cui stiamo vivendo oggi e inoltre l’amore che provavo già da piccolo per la natura 
Come pensa che noi giovani potremmo migliorare il nostro ambiente?
Partendo dal presupposto che sono dell’opinione che non bisogna addossare troppa responsabilità ai giovani, sta a voi scegliere cosa volete fare a riguardo; la risposta è già intorno a voi. Nel senso, possiamo portare come esempio Greta Thunberg che sta cercando di cambiare il mondo nonostante la sua giovane età e io penso che una delle risposte sia lì. Questa è una forma di attivismo civile che fa capire a noi adulti che è tempo di darsi una mossa. Ci sono mille cose che possiamo fare, come ad esempio utilizzare il meno possibile la plastica usa e getta. Comunque ognuno nel suo piccolo può salvare il mondo. Se una ragazza di 16 anni sedendosi davanti al Parlamento Svedese è riuscita a creare un movimento, immaginate quanti piccoli movimenti possono nascere da voi.
Quali sono i tuoi prossimi obiettivi?
In questo momento sto scrivendo un libro e sto cercando di scriverlo nel modo più leggibile possibile. Racconterò delle storie complesse semplificando l’aspetto morale e personale del cambiamento climatico. Cercando di far capire che sono cose che mi toccano profondamente. Ci sono tanti libri che raccontano di vicende analoghe alla mia e io cerco di raccontarle in modo personale. Ma il mio vero prossimo obiettivo, senza girarci troppo intorno, è quello di fare una azione di disubbidienza civile. Si tratta di una protesta non violenta durante la quale si infrangono alcune delle leggi per crearne delle altre. Martin Luther King e Gandhi l’attuarono poiché si trovavano sotto attacco dallo Stato Americano e vinsero, e anche noi purtroppo ci troviamo costretti ad usare metodi come questi. Senza questa forma di movimento non riusciremo a cambiare questa situazione.
Abbiamo visto il suo tatuaggio, può dirci cosa significa?
Io sono sempre stato indifferente ai tatuaggi, ma quando i miei figli hanno deciso di incidersi sulla loro pelle uno di questi con un significato a me molto vicino, ho deciso di fare lo stesso. Rappresenta la soglia di particelle di CO2 per milione che bisogna mantenere o diminuire per vivere ancora bene nel nostro pianeta. 
Qual è il suo cibo preferito? 
Adoro il cibo italiano soprattutto il risotto con gli asparagi, invece il piatto norvegese che più preferisco è una pietanza a base di carne di pecora e spezie varie. So che può sembrare un piatto abbastanza strano o per meglio dire “particolare” ma vi assicuro che si tratta di un piatto molto gustoso. 
Cosi Aleksander Melli ha salutato noi partecipanti. 
Francesca Modica,Cristina Puglisi, Roberta Papaleo 1^A classico

La Banca Agricola Popolare di Ragusa: un confronto a 360 gradi con il responsabile del settore finanza Giuseppe Inì

Durante il corso di giornalismo abbiamo avuto modo di parlare di economia e abbiamo avuto la possibilità di intervistare Giuseppe Inì, responsabile settore finanza da 22 anni della Banca Agricola  di Ragusa che è la banca più inserita nel territorio della nostra provincia. 

1. Qual è la storia della Banca?
La banca si chiama Banca Agricola di Ragusa perché la sede centrale nasce a Ragusa 130 anni fa dalla fusione di tre piccole Banche locali ed è una società cooperativa. Ha la funzione di erogare i suoi servizi proprio  a questo ambito di cittadini e innanzitutto ai soci.
È una Banca che 130 anni fa  cominciava la sua attività per finanziare l’ agricoltura, che all’ inizio del secolo scorso era praticamente l’ unica attività economica di un certo rilievo nei nostri territori. Crescendo la Banca  e modificandosi  l’economia si ci è messi in grado di finanziare ed erogare altri servizi come il pagamento  anche ad altre  imprese che lavorano nei settori economici diversi. Possiamo trovare delle filiali a Siracusa, Catania , Enna e Messina, e da qualche anno si è aperta una succursale situata esattamente dietro il Duomo di Milano .
2. Che cosa sono le azioni?
Le azioni sono dei titoli che permettono ai singoli di investire nel capitale di un’azienda e di diventarne comproprietari cioè investe il suo patrimonio per un investimento. 
3. Quando è stata fondata la Banca?
È stata fondata 130 anni fa non si chiamava ancora Banca Agricola Popolare di Ragusa. Quando è stata fondata aveva solo 10 sportelli e adesso è più strutturata .
4. Quante sedi ha in Italia e nel mondo, e quanti clienti ha?
Le filiali della Banca sono 97 con diversi gradi di importanza  da quelle più piccole a quelle più grandi, quelle più grandi si chiamano succursali e quelle più piccoli si chiamano filiali.
5. Quali sono gli  aspetti positivi e negativi di lavorare  in una  Banca?
Gli aspetti dipendono tutti da come viene approcciato il lavoro, se una missione viene portata  a termine questo è un aspetto  positivo,  un aspetto negativo potrebbe essere la ripetitività di certi compiti.
6. Qual è l’esperienza negativa e positiva che ha vissuto in tutta la sua carriera?
Un’esperienza negativa è stata quando la Borsa Americana è crollata  del 6% a causa dell’attacco terroristico alle Torri Gemelle e questo ha fatto indebolire il cambio del dollaro nei confronti dell’euro e ha mandato nel panico più totale tutti i mercati finanziari. Un’ esperienza positiva è stata quando mi hanno dato la responsabilità del settore finanza.
7. Quali sono oggi i problemi della Banca?
Come ogni azienda anche la Banca ha i suoi problemi che sono legati all’andamento delle economie. Si stanno vivendo le crisi economiche più gravi da quando esiste l’ economia moderna. Il principale problema della Banca è riuscire a finanziare l’ economia nel momento in cui si è nella linea bassa della  “U” .
8. Lavorare in Banca è un bel lavoro?
In Banca si possono fare tanti lavori dall’autista al presidente dell’amministrazione. In ogni Banca c’è chi si occupa della selezione del personale, chi si occupa della formazione del personale e c’è chi si occupa di registrare le informazioni. Poi ci sono i colleghi  della sede centrale che lavorano per far sì che le filiali creino le procedure informatiche per fare le operazioni.
Francesca Floridia e Ilaria Galifi, 1^A Classico

La vera letteratura dura per sempreL’infinito di Leopardi compie 200 anni

L’infinito di Giacomo Leopardi compie 200 anni, Recanati e Napoli, si riuniscono in onore del poeta.
L’Italia resta fedele al grande poeta e le celebrazioni per onorare lui e le sua grande opera, sono state fatte il 21 marzo in coincidenza col festival dalla poesia, in cui viene celebrata la poesia in tutte le forme in cui la conosciamo.
Ovviamente il festival è stata un’occasione imperdibile per onorare la famosissima e sicuramente una delle più belle poesie della storia: L’Infinito di Giacomo Leopardi.
Le celebrazioni si sono tenute a Recanati, luogo in cui il poeta nacque, e Napoli, luogo in cui il poeta morì e dove è conservato il manoscritto autografato dal poeta, in sintesi sono due luoghi che meritano sicuramente il diritto di ospitare l’evento. L'infinito è una delle liriche più famose dei Canti di Giacomo Leopardi. Il poeta la scrisse negli anni della sua prima giovinezza a Recanati.
Questa poesia sta ad indicare la quiete che Leopardi prova guardando l’orizzonte dalla panchina di un colle a Recanati, egli paragona quest’orizzonte all’infinito dove si perde ma non si spaventa, il perdersi in questo infinito è al contrario per lui un momento di pace.
L’infinito sta ad indicare il tempo che non scorre mai quando si è sereni.
Forse anche noi come Leopardi dovremmo guardare l’Infinito nelle cose di tutti i giorni e naufragare in questo dolce mare.
Fermiamoci anche noi per un secondo a guardare il mare e l’orizzonte, spegniamo i pensieri e perdiamoci in questo dolce infinito che durerà per sempre. Forse in fondo per scrivere 
“L’Infinito” Leopardi non è un autore così pessimista come tutti crediamo.
Silvia Migliorino e Noemi Cannizzaro 1^A Classico

Pozzallo città dell’integrazione

Da molti anni sbarcano a Pozzallo gli immigrati che arrivano spesso in pessime condizioni dalle zone dell’Africa. Arrivano con i barconi stracolmi e in condizioni disastrose, vengono accolti dai centri di accoglienza dove danno inizio ad una nuova vita.
Ci capita molto spesso di incontrarli  per strada, vengono infamati,presi in giro. Ma non sempre hanno il volto dell’uomo nero e cattivo, d'altronde sono uomini proprio come noi, hanno un cellulare,dei vestiti,dei sentimenti e un cuore. 
 Molti si muovono per favorire l’accoglienza di questi stranieri e per farli sentire meno soli nella loro nuova vita in Italia,tra questi ci sono gli scout di Pozzallo che si impegnano nel farli sentire apprezzati e amati, dedicando delle ore alla conversazione con loro 
Proprio negli ultimi mesi, grazie agli scout, abbiamo avuto modo di  parlare con questi ragazzi africani. Ci hanno parlato di come si trovano qui a Pozzallo e ci hanno raccontato le loro storie di coraggio nel lottare per la propria vita. Coraggio che ci spinge a lottare per i nostri sogni e a essere più autentici nella vita e nelle relazioni, noi che siamo nati nell'angolo fortunato di mondo.
         Giorgia Lo Bue e Giulia Lombardo  1^C Linguistico

La storia di Pietro, carabiniere per vocazione

Si chiama Pietro ha 54 anni ed è un carabiniere. Lo abbiamo invitato ed ascoltato. 

1-Un’esperienza bella e un’esperienza brutta della sua carriera.
1-Esperienza bella: all’inizio della carriera nel lontano 1991 quando c’erano gli sbarchi degli albanesi in Puglia, quando abbiamo liberato le scuole perché dovevamo trasferire le famiglie, nel controllare le aule adibite a camere da letto, sotto un letto ho trovato un bambino di pochi mesi abbandonato, per fortuna riuscimmo a trovare i genitori e restituirlo.
Esperienza brutta: quando non sono riuscito a salvare un ragazzo dall’annegamento

2-Soffre molto gli spostamenti dovuti al lavoro?
2-Si, perché capita spesso di dover lasciare la famiglia all’improvviso, senza avvisi

3- Perchè ha scelto di fare il carabiniere?
3- Perchè mio papà mi ha trasmesso interesse verso questo tipo di lavoro, e quindi ho voluto continuare la carriera di mio padre.

4-Ha mai avuto paura?
4- No, perchè ho sempre affrontato con coraggio le situazioni, anche le più difficili

5-Il lavoro di carabiniere è come lo immaginiamo nei film?
5- No, perché nei film fanno vedere le parti migliori, e non la verità.

6- Ha mai usato la pistola?
6-Si, in una delle tante operazioni di cui sono stato impegnato ho dovuto usare la pistola per difendermi.

7-Si sente responsabile nei confronti della sicurezza?
7-Certo, la sicurezza pubblica in Italia deve molto alle varie forze di polizia.

8-E’ vero che non può mai lasciare le armi incustodite?
8-Si è vero, perché l’arma fa parte della dotazione di sicurezza e non si può mai lasciare incustodita.

9-Ha assistito a degli sbarchi?
9- Si ho assistito a numerosi sbarchi, soprattutto quando lavoravo a Lampedusa. Non posso dimenticare quelle esperienze. Ti segnano per sempre.

11-Da quanto tempo lavora nell’arma?
11- Lavoro nei carabinieri dal 3 Novembre 1981, da ben 38 anni.
 Giulia Lombardo, Giorgia Lo bue e Martina Rendo 1^C Linguistico

Anche il Curcio ha partecipato all'European Clean-Up Day

Differenziare significa rispettare se stessi e gli altri, ridurre l’inquinamento e tutelare l’ambiente, differenziare significa contribuire al benessere della comunità e di quelle future.
Questo è l’obiettivo dell’European Clean-Up Day che, con la campagna “Let’s Clean Up Europe”, è una giornata annuale europea creata con lo scopo di ridurre l’abbandono dei rifiuti in natura.
“Let’s Clean Up Europe” è un movimento europeo che contribuisce nel salvaguardare il territorio dai rifiuti smaltiti in modo scorretto.
L’evento clean-up si è svolto in giorni stabiliti in tutta Europa, si svolgerà il 10-12 Maggio 2019, coinvolgendo quanto più possibile tutti i cittadini.  
L’azione di pulizia svolta a Ispica è stata la pulizia delle spiagge da tutti i rifiuti, che sono presenti in ingenti quantità. Hanno partecipato in particolare i ragazzi dello scientifico insieme ai volontari e ai responsabili della Tech Servizi. In particolare noi abbiamo avuto modo di incontrare in classe l’ ingegnere della Tech Daniela Archirasi e l’ispettore ambientale la volontaria Valeria Giunta.
Le cause di grandi quantità di rifiuti e plastica sono varie: 
Cattive politiche di gestione dei rifiuti
Mancanza di sensibilità della popolazione 
Modelli insostenibili di produzione e di consumo
Per aiutare l’ambiente e ridurre u rifiuti dobbiamo impegnarci anche noi per esempio: usando borse in tela, sprecare meno cibo, avviare un sistema di compostaggio…
Abbandonare i rifiuti è un’azione, oltre che sbagliata nei nostri confronti e in quelli delle altre persone. punibile per legge.
Rispettiamo noi stessi e il mondo riciclando e aiutando, partecipiamo tutti a queste iniziative che vengono create per salvaguardare l’ambiente.
Uniamoci per rendere il mondo un posto migliore per noi stessi iniziando da qui.
 Silvia Migliorino 1^A Classico

L’abito non fa il monaco: una riflessione tra l’essere e l’apparire

Quante volte pensiamo che l’essere e l’apparire siano una cosa sola, che l’una dipenda dall'altra, quando in realtà  molte volte questi due verbi hanno un significato opposto .
Nella società di oggi vediamo spesso persone che appaiono in un modo , ma in realtà sono tutt'altro, magari ci innamoriamo di una persona che è gentile, divertente spiritosa , ci innamoriamo di quello che ci fa credere di essere o vorrebbe essere e poi ci accorgiamo di esserci innamorati di una persona inesistente .
Come potremmo farci conoscere da chi ci sta intorno se neanche noi sappiamo realmente chi siamo, se indossiamo quell'abito tutti i giorni che più che un abito è diventato un armatura, che pensiamo ci protegga dai giudizi della gente, dalle cattiverie che potremmo sentire sul nostro conto, dal disprezzo, dalla paura e aggiungerei dalla paura di scoprire noi stessi .
Quell'armatura in titanio che una volta serviva a proteggersi dalle spade e dalle lance, ora fa in modo che quei pugnali siano incastonati nella nostra pelle e non riescano più ad uscire.
Sembra tutti i giorni Carnevale, tutti con queste maschere, una volta , queste maschere che ci coprono il volto, il cuore .
Molte volte ho sentito dire: "Conosco un sacco di  ragazzi e ragazze, ho un sacco di amici" e tutte quelle volte mi sono chiesta " Ma realmente conosciamo i nostri amici?" Su dieci forse ne conosciamo veramente uno o due, forse li conosciamo da più tempo e siamo riusciti a scovare caratteristiche del loro carattere a noi inizialmente sconosciute, ma comunque fin quando avranno quelle maschera noi conosceremo solo l’apparenza e non l’essenza.
Definirei conoscere una persona una caccia al tesoro,un’avventura o quasi una sfida, dove devi superare delle prove per arrivare alla sfida finale, dove dovrai combattere conto un mostro che è 
l’ accettazione, questo mostro quasi invincibile, però sottolineo “quasi”, una volta ucciso si trasformerà in uno scrigno pieno di carbone oppure pieno di gioielli ed oro. Esiste conquista migliore di conoscere gli altri per quello che sono?
Esiste sfida più appassionante che levare quella maschera e bruciare quell'abito e finalmente accettare gli altri con i loro pregi e difetti?
Pirandello diceva : “Uno, nessuno, centomila”. Centomila le maschere che possediamo, altrettante quelle che ci affidano , una che pensiamo di avere, ma in realtà non ne abbiamo nessuna  e aggiungerei un costume da scoprire, quel costume che sarebbe il nostro essere veramente , quel costume dipinto una volta di tantissima paura , ma ora pieno di bellissime macchie oramai indelebili di felicità, di amicizia, di amore .
Concludo consigliando a voi cari lettori di non giudicare, di non soffermarsi su quell'abito che mostra solo una parte di noi, ma cercare di conoscerci per quello che siamo e non per quello che appariamo perché l'abito non fa il monaco.
Bruna Accurso 1^A Classico

Un amico a quattro zampe con un bel musetto

I maiali sono animali estremamente intelligenti, sensibili, affettuosi e desiderosi di ricevere e dare amore. Proprio per questo si sta sempre più diffondendo l'abitudine di tenerli in casa come un qualsiasi altro animale domestico. Un esempio celebre è quello dell'attore George Clooney e del suo amato maiale vissuto 18 anni con lui nella sua lussuosissima abitazione. Attenzione però, i maialini non sono giocattoli da adottare sulla scia dell'entusiasmo. Proprio come altri animali domestici i maialini vanno lavati, spazzolati e accuditi e necessitano di un'alimentazione varia e ricca soprattutto di cereali, frutta e verdura, mentre non bisogna eccedere con i carboidrati perché tendono ad ingrassare. Si devono anche tenere in considerazione le notevoli dimensioni che possono raggiungere. Amano correre e giocare all'aria aperta e quindi è auspicabile avere un giardino in cui possano divertirsi insieme a voi. Quello che solo chi ha la gioia di avere questo adorabile animale come amico sa, è che sarà sempre incredibilmente affettuoso e quando non gli presterete attenzioni le esigerà spingendovi con il grugnetto o dandovi piccoli morsi simili a bacetti. In poco tempo imparerà l'uso della lettiera e del guinzaglio, che come i cani assocerà all'idea delle passeggiate. Il maiale si sentirà a tutti gli effetti un membro della famiglia, alla pari con gli altri. Sarà giocherellone, permaloso, coccolone, dolcissimo e divertente in base alle situazioni. Vorrà sempre starvi accanto, ha un vocabolario vastissimo fatto di urletti, squittii e grugniti che imparerete a comprendere giorno dopo giorno. Se a casa tua l'allegria e la gioia vuoi portare un maialino potresti adottare. Non tutti purtroppo riescono ad aprire le proprie menti e rimangono legati all'idea che i maiali siano animali sporchi utili solo ad essere trasformati in prosciutti e salsicce. Soffermiamoci Inoltre a riflettere sulle vergognose condizioni in cui spesso sono costretti a vivere negli allevamenti intensivi, dove vengono totalmente privati della loro dignità e rinchiusi in piccoli spazi fra feci e urine fino al momento del macello, non appena raggiunto il peso ritenuto opportuno. E se fossi tu un maiale?
Marta Viva 1^A Classico

Unione Europea




L'Unione europea (UE) è una Unione economica e politica, unica nel suo genere, tra 28 paesi (Austria, Belgio, Bulgaria, Cipro, Croazia, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Irlanda, Italia, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Malta, Paesi-Bassi, Polonia, Portogallo, Regno Unito, Repubblica Ceca, Romania, Slovacchia, Slovenia, Spagna, Svezia e Ungheria) che coprono buona parte del continente europeo. 
L'UE è stata creata all'indomani della Seconda guerra mondiale con l'obiettivo di promuovere innanzitutto una maggiore cooperazione economica tra gli Stati membri, partendo dal principio che il commercio produce un'interdipendenza tra i paesi riducendo quindi i rischi di conflitti.
Tuttavia, quella che era nata come un’Unione puramente economica è diventata col tempo un'organizzazione attiva in tutta una serie di settori che vanno dal clima all'ambiente, alla salute, alle relazioni esterne e alla sicurezza e alla giustizia e all'immigrazione. Per riflettere questo cambiamento, nel 1993 il nome di Comunità economica europea (CEE) è stato sostituito da Unione europea (UE).
Tra gli obiettivi dell’Unione Europea vi sono quelli di salvaguardare la pace e ricercare l'unità politica e garantire, attraverso un'azione comune, i progressi economici e sociali.
Per quanto riguarda le istituzioni europee, la principale istituzione dell’Unione europea è il Parlamento europeo che ha sede a Strasburgo.
Il Parlamento europeo (PE) è composto da 751 deputati eletti nei 28 Stati membri dell'Unione europea allargata. Dal 1979 i deputati sono eletti a suffragio universale diretto per un periodo di cinque anni. Con il Trattato di Lisbona i suoi poteri sono stati rafforzati.
Composto attualmente da 7 Gruppi Politici ed organizzato in 20 Commissioni parlamentari, il PE ha competenza nelle seguenti materie:
legislativa: contrariamente alla maggior parte dei parlamenti nazionali, il Parlamento Europeo non ha il potere di iniziativa legislativa. Tuttavia, con il Trattato di Lisbona, l'approvazione del PE è diventata indispensabile per l'adozione della maggior parte degli atti legislativi dell'Unione, essendo stata estesa la c.d. procedura di co-decisione legislativa a circa 50 nuovi settori. La procedura della co-decisione prevede che gli atti normativi dell'Unione, proposti dalla Commissione Europea, debbano essere approvati dal Consiglio Ue e dal Parlamento ed è questa, ormai, la "Procedura legislativa ordinaria"; 
finanziaria: Per l'approvazione del Budget dell'Unione è indispensabile il voto favorevole del PE, seguendo la procedura ordinaria di co-decisione.
controllo politico: il PE "elegge" il presidente della Commissione europea su proposta del Consiglio europeo, tenendo conto dei risultati delle elezioni europee e della maggioranza vincente.
Fanno parte delle istituzioni anche:
- Il Consiglio europeo;
- Il Consiglio dell’Unione europea;
- La commissione europea;
- La Corte di Giustizia;
- La Banca Centrale Europea (BCE);
- La Corte dei conti.
Tra gli Organi consultivi Ue:
- Il Comitato economico e sociale europeo (Cese);
- Il Comitato delle Regioni (CdR);
- L'Alto Rappresentante Ue per gli affari esteri e la politica di sicurezza;
- I Parlamenti nazionali
L’Europa festeggia il suo compleanno il 9 maggio. La data è stata scelta per ricordare il 9 maggio del 1950, quando l’allora Ministro degli Esteri francese, Robert Schumann, in un suo discorso a Parigi, espose la sua idea di una nuova forma di cooperazione economica tra alcuni paesi europei, in particolare per la produzione di carbone e acciaio, che avrebbe reso impensabile una guerra fra le nazioni europee.
La proposta di Schumann è considerata l’atto di nascita di quella che oggi è l’Unione europea che ha garantito al nostro continente un lunghissimo periodo di pace.
C’è però ancora tanta strada da fare prima di raggiungere un’organizzazione pienamente democratica e le sfide da affrontare sono tante: la disoccupazione, i cambiamenti climatici, la fame nel mondo, l’accoglienza dei migranti. 
Per quanto riguarda il rapporto che hanno i giovani con l’Unione europea, da una serie di indagini, emerge che l’Europa è ancora vista come un insieme di realtà eterogenee, con un processo di integrazione incompiuto. Tuttavia solo una minoranza non si sente per nulla o poco cittadino europeo. Soprattutto per i più giovani la possibilità di spostarsi liberamente nei paesi dell’Unione è considerata una conquista positiva, così come l’occasione di fare esperienze di studio all’estero tramite ad esempio i progetti Erasmus o ancora l’opportunità di usufruire dei fondi comunitari per avviare imprese. 
Martina Ruta 5^A Odonto



sabato 11 maggio 2019

A come Ambiente

Il termine ambiente indica tutto ciò con cui un essere vivente entra in contatto, influenzandolo in maniera positiva o negativa.
L’attività umana ha profondamente modificato nei secoli l’ambiente, utilizzando risorse e cambiando il paesaggio. Tutto ciò ha portato allo sviluppo di diverse problematiche quali l’inquinamento, l’effetto serra ed il riscaldamento globale, la desertificazione di alcune aree e l’estinzione di numerose specie viventi.
Per gli ambientalisti la tutela dell’ambiente è un obiettivo urgente e salvare il pianeta è diventata una priorità per i giovani che, accogliendo l’appello lanciato dalla sedicenne attivista svedese Greta Thunberg, stanno partecipando numerosi al Friday for future, i venerdì di sciopero.
FridaysForFuture è un movimento che ha avuto inizio nell'agosto 2018 con Greta Thunberg, una ragazza di 16 anni che ha deciso di sedersi davanti al Parlamento svedese per tre settimane, per protestare contro la mancanza di reali politiche sulla questione climatica.
Ogni venerdì mattina, Greta si reca di fronte al Riksdag, il parlamento svedese, e rimane lì, con un cartello in mano: Skolstrejk för klimatet, sciopero scolastico per il clima. Il primo ministro australiano Scott Morrison è dovuto intervenire ufficialmente perché la protesta è diventata virale, chiedendo agli studenti più impegno scolastico e meno attivismo. Ma Greta non si è arresa e continua a rivolgersi ai politici di tutto il mondo perché prendano sul serio il problema del riscaldamento globale, perché il nostro pianeta sta lentamente cambiando e piano piano morendo, soffocato dalle emissioni di carbonio e di gas serra, sopraffatto dal consumo di risorse non rinnovabili e dalle temperature in continuo aumento.
Pertanto è urgente correre ai ripari e adottare tutte le soluzioni necessarie per contrastare il cambiamento climatico. Ad esempio ridurre le emissioni di anidride carbonica e altri gas serra responsabili del riscaldamento globale; sfruttare le energie rinnovabili; ridurre il trasporto in auto, usando invece la bicicletta, il treno e i mezzi pubblici; fare la raccolta differenziata dei rifiuti.
La vita di un territorio, il mantenimento delle sue diversità geofisiche e geopolitiche, sono infatti direttamente legati ai comportamenti virtuosi in campo ambientale dei cittadini che lo popolano. Riciclaggio e smaltimento dei rifiuti, lotta all’inquinamento, sviluppo delle tecniche di produzione delle energie rinnovabili, tutela della biodiversità, adattamento al cambiamento climatico sono temi di forte rilevanza geografica, in cui è essenziale il raccordo con le discipline scientifiche e tecniche. Il punto di convergenza sfocia nell’educazione al territorio, intesa come esercizio della cittadinanza attiva, e nell’impegno attivo per l’ambiente e lo sviluppo.
Emerge la necessità di affrontare seriamente le tematiche ambientali, coinvolgendo i giovani, per la formazione di cittadini responsabili e rispettosi dell’ambiente.
Rachele Adamo 5^A Odonto

venerdì 10 maggio 2019

Femminicidio

Il termine “femminicidio” indica l’uccisione di una donna per mano del coniuge, dell’ex marito, del convivente, o anche del fidanzato, dell’amante, perfino di un innamorato respinto, insomma di uomini che per lo più avrebbero dovuto rappresentare delle figure di riferimento, essendo stati compagni di vita o persone a cui le vittime hanno voluto bene e/o nelle quali avevano riposto la propria fiducia. 
Da un’indagine condotta da un gruppo di volontariato femminile, mediante l’esame della stampa nazionale e locale, è emerso che lo scorso anno i femminicidi sono stati 134 ed hanno riguardato donne di quasi tutte le fasce di età, seppure con un’incidenza maggiore tra i 36 e i 45 anni, commessi nella maggior parte dei casi dal partner o dall’ex compagno o marito. Bisognerebbe “scavare” nella psiche del colpevole per far emergere i fattori scatenanti la sua aggressività, il motivo per cui reagisce con violenza omicida ad un alterco con la partner, ad un tradimento della stessa, ad una diversità di vedute sulla gestione dei figli. Ci sono uomini che forse non riescono ad accettare il nuovo ruolo acquisito dalla donna, nella famiglia e nella società in genere, grazie all’emancipazione femminile: non più soltanto moglie, madre e casalinga, ma persona inserita nel mondo del lavoro, che vuole far carriera, che svolge mansioni di responsabilità o che addirittura ricopre ruoli di comando. Ma la follia omicida, non solo non può essere giustificata in alcun modo, ma deve essere anche prevenuta grazie all’evoluzione della società verso una parità di genere anche nei costumi e nella mentalità, superando i pregiudizi maschilisti presenti in alcuni uomini.
La violenza sulle donne riguarda  non solo l’Italia, ma i paesi di tutto il mondo, da quello più sviluppato economicamente a quelli meno progrediti, e non c’è differenza di cultura e di religione. Tanto nel mondo cristiano che in quello musulmano o induista, le donne vengono maltrattate, discriminate, violentate e uccise.
E’ chiaro che il triste fenomeno è un’emergenza e per dire basta ad ogni forma di violenza l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 1999 ha istituito la “Giornata internazionale contro la violenza sulle donne” che si celebra il 25 novembre, invitando governi, organizzazioni governative e non governative, media e società civile a sensibilizzare le società sulla violenza di genere. In particolare è stato scelto il 25 novembre poiché è la data in cui vennero uccise le tre sorelle Mirabal, assassinate nel 1960 nella Repubblica Domenicana per il loro impegno politico contro un governo dittatoriale.
Tale data è diventata così il simbolo dell’atto d’accusa della società civile nei confronti di un fenomeno purtroppo ancora in crescita. 
Giorgia Milana 5^A Odonto

Dieta mediterranea

Con il termine Dieta mediterranea si intende un modello nutrizionale ispirato alla tipica alimentazione delle popolazioni che vivono nei Paesi del bacino Mediterraneo.
Tali paesi infatti condividono tradizionalmente la disponibilità degli stessi alimenti, derivati dall'agricoltura, dalla pastorizia e dalla pesca, quali ortaggi, cereali e frutta fresca, pesce, olio di oliva come principale condimento, poca carne, sostituita spesso dai legumi .
Il termine “dieta mediterranea” è stato coniato da un medico americano Ancel Keys il quale mise a confronto lo stile di vita di un campione di popolazione di Finlandia, Olanda, Grecia, Italia, Jugoslavia, Giappone e Stati Uniti. 
I risultati del suo studio dimostrarono la relazione tra la dieta e l’incidenza di alcune malattie, chiarendo in particolare che il tipo di grassi utilizzati era legato al rischio di malattie cardiovascolari.
Da allora la “dieta mediterranea” è considerata il modello alimentare ideale, adatto a qualsiasi età ed è in grado di prevenire le cosiddette “malattie del benessere” come l’obesità, il diabete e diversi tipi di tumore.
I suoi effetti benefici non dipendono però da singoli cibi o loro componenti, in quanto non è un determinato cibo ad essere buono o cattivo, ma sono l’insieme delle abitudini alimentari, la varietà della dieta e lo stile di vita attivo che contribuiscono a proteggere la salute.
Spesso si pensa che per dimagrire basti mangiare poco o abolire determinati alimenti, come ad esempio il pane o la pasta: invece bisogna seguire una dieta bilanciata, alimentandosi in modo razionale, con un adeguato apporto di calorie, magari anche affidandosi ai consigli di un buon nutrizionista.
In Italia, così come in quasi tutti i paesi industrializzati, l’obesità è in aumento e questo è dovuto anche al fatto che svolgiamo una vita sedentaria, trascorrendo molto tempo davanti al televisore o al computer. Inoltre, quando si esce, si preferisce usare l’automobile o lo scooter, anche quando si potrebbe benissimo andare a piedi o in bicicletta.
A tale proposito, la famiglia e la scuola possono svolgere un ruolo fondamentale nella prevenzione e nel controllo dei disturbi dovuti a cattive abitudini alimentari.
Spetta infatti innanzitutto ai genitori garantire ai figli, fin da quando sono piccoli una alimentazione sana ed equilibrata, evitando gli eccessi.  Ad esempio, se si abituano i bambini a mangiare più del dovuto, si finisce per alterare il loro senso di sazietà ed allora, una volta cresciuti, essi tenderanno a mangiare più del necessario; oppure se li si costringe a mangiare di più, per reazione alle insistenze rifiuteranno il cibo anche se avranno fame.
La scuola, invece, può contribuire  a diffondere una corretta alimentazione insegnando non solo la scienza della nutrizione, ma anche facendo acquisire dei comportamenti più corretti agli studenti, ad esempio, proponendo menù salutari nelle mense ed eliminando spuntini e bevande eccessivamente caloriche dai distributori automatici.
Raffaella Salonia 5^A Odonto

Volontariato

La dottoressa Sara De Felice in un suo articolo ci fornisce una bella descrizione della figura del volontario, racchiudendo in poche frasi l’essenza di una figura così importante nella nostra società. “L'immagine del volontario è quella di una persona positiva e sorridente che mette a disposizione delle persone bisognose, in modo del tutto gratuito, il suo tempo, le sue risorse e le sue capacità. È colui che aiuta indistintamente senza pretendere niente in cambio, che sorride ed accoglie i problemi delle persone fragili.” 
Infatti scegliere di fare attività di volontariato con sincera motivazione significa fare propri i valori della solidarietà, dell'impegno, della responsabilità nei confronti di chi è meno fortunato, di chi non ce la fa a tenere il passo in una società sempre più competitiva. 
Per essere un vero volontario bisogna essere umani, avere volontà ed occorre avere una visione della vita in antitesi con l'ideologia attualmente più in voga che sembra valorizzare soltanto il successo, l'egoismo e l'aggressività. 
Porgere una mano a coloro che hanno bisogno di aiuto è un dovere di tutti noi a prescindere dagli errori o dai valori di coloro che aiutiamo. È possibile che in molti casi il bisogno sia il frutto di scelte sbagliate e i bisogni espressi dalla sofferenza umana sono talmente infiniti che lo Stato fatica a farvi fronte. Ecco che il volontariato si inserisce in questo vuoto  stimolando ed esprimendo quella buona volontà, quella scelta del bene, senza la quale ogni società è destinata a perdere importanza. Offrire il proprio tempo e la propria disponibilità gratuitamente è la più bella qualità che un essere umano può offrire al suo prossimo. 
Molti sono coloro che aderiscono alle varie associazioni di volontariato, non solo per la gratificazione che deriva dal "porgere aiuto agli altri stando con gli altri", ma per sperimentare un altro modo di lavorare, che è più gratificante ed utile, quello spesso negato, nello svolgimento delle attività lavorative di tutti i giorni. 
Il volontariato oggi sta diventando una grande realtà economica, in quanto non solo produce aiuto benessere sociale, ma anche nuove professionalità e quindi posti di lavoro dimostrando che l'economia può diventare un mezzo per aiutare gli uomini a soddisfare i loro bisogni umani più autentici.  
Per fortuna tanti giovani fin da piccoli sono stati sensibilizzati al problema della solidarietà e del volontariato e, consapevoli del fatto che gli interventi da parte degli enti istituzionali non sono sufficienti, riescono a trovare delle soluzioni più efficaci e moderne. 
Adriana Modica 5^A Odonto

Globalizzazione

“Seduti su una sedia svedese, usiamo un operatore spagnolo per chiamare una compagnia francese, per prenotare un Roma-Milano” (dal web)
Questa affermazione rende bene l’idea del cosiddetto global village “villaggio globale” espressione coniata  dallo studioso di comunicazione di massa Marshall McLuhan per spiegare come con l’evoluzione dei mezzi di comunicazione il mondo sia diventato “piccolo”, assumendo i comportamenti tipici di un villaggio.
Il termine globalizzazione deriva dall’aggettivo globale che a sua volta deriva dal sostantivo globo, quindi quando si parla di globalizzazione ci riferiamo a fatti economici, sociali e culturali che riguardano tutto il globo terrestre ossia il mondo intero. 
Tale fenomeno si è sviluppato negli anni Novanta che hanno visto un grande sviluppo economico dei Paesi occidentali, l’affermarsi delle nuove tecnologie e di Internet in particolare, l’uso generalizzato  dell’ inglese come lingua della comunicazione, lo sviluppo dei mass- media. 
In conseguenza di ciò le differenze fra i vari paesi e popoli del mondo, fra i diversi costumi  stanno  scomparendo e al tempo stesso uniformando. Le vicende e i fenomeni che accadono nelle parti più lontane del mondo si intrecciano e un’azione compiuta in un luogo della terra ha ripercussioni quasi immediate in moltissimi altri luoghi del nostro pianeta.
Come qualsiasi altro fenomeno, la globalizzazione presenta vantaggi e svantaggi. Certamente ha portato vantaggi all’economia in quanto ha sollecitato la creazione di nuove istituzioni internazionali, ha stimolato la circolazione delle tecnologie, ha migliorato le condizioni di salute e creato una società civile più attiva.
Tuttavia questi effetti positivi non riguardano tutti i paesi in quanto c’è una parte del mondo che non gode dei benefici della globalizzazione. Nei Paesi in via di sviluppo le condizioni di vita sono disastrose e i loro abitanti continuano ad essere esclusi dalle decisioni politiche ed economiche più importanti. Nel cosiddetto villaggio globale non tutti hanno le stesse opportunità e milioni di persone vivono in miseria. 
Come sostiene lo scrittore e filosofo francese Marc Augè, esiste da un lato uno spazio planetario aperto alla libera circolazione delle merci, delle persone e delle idee e dall’altro un mondo nel quale i più forti proteggono i propri interessi e la propria produzione; nel quale i più poveri tentano, spesso invano, a costo della loro vita, di rifugiarsi nei paesi ricchi che li accolgono con il contagocce.
Come afferma Papa Francesco, con la globalizzazione siamo caduti nella globalizzazione dell’indifferenza e ci siamo abituati alla sofferenza altrui. 
Salvatore Gennaro 5^A Odonto

giovedì 9 maggio 2019

37 SFUMATURE DI PIZZA: 41enne mangia pizza tutti i giorni

Ci ha colpito leggendo i giornali degli ultimi giorni la notizia riguardante Mike Roman, 41 anni, proveniente dagli USA che vive mangiando solo pizza. Si dice che siamo ciò che mangiamo, chissà se Roman è una pizza?
Il suo amore per la pizza iniziò da quando la assaggiò per la prima volta: all’età di 3 o 4 anni. I suoi genitori provarono a fargli mangiare cibi differenti da essa, ma la voleva mangiare almeno una volta al giorno, e così fece. Mike ha detto di aver mangiato spesso per colazione, pranzo o cena la pizza. Anche se recentemente ha provato a dare una svolta alla sua alimentazione, variandola. Ha persino fatto servire pizza al suo matrimonio, continuando la sua “tradizione”. Roman sostiene che non si ha bisogno di piatti raffinati, ma anche una cosa semplice per saziare la fame. Ritiene che la sua salute è buona.
Noi pensiamo che la pizza è assolutamente uno dei piatti migliori del mondo: mozzarella, salame piccante, patatine, rucola, funghi o qualsiasi ingrediente piaccia a voi, è indiscutibile. Ma sosteniamo che mangiarla tutti i giorni non è l’ideale… anche perché non stufa mangiarla sempre? Ma la vera domanda è: come ha fatto a mangiare sempre pizza e non avere mai problemi legati all’alimentazione? Questa sì che sarebbe una vera e propria rivelazione!
Nadia Charraki & Flavia Cataudella, 1C Linguistico 

Al teatro per ricordare Peppino Impastato: una lezione di vita

Nei giorni scorsi noi studenti dell’Istituto comprensivo G. Curcio, abbiamo avuto la possibilità di assistere alla rappresentazione teatrale “Il silenzio è mafia: da Impastato a Manca”scritto e diretto da Ivan Alabresee messo in scena dalla compagnia Sound Power. 
Ma chi è Peppino Impastato?  Lo spettacolo ci ha permesso di conoscere meglio questo giovane coraggioso siciliano. Giuseppe Impastato nacque a Cinisi (Palermo) in una famiglia mafiosa. Peppino fu molto colpito dalla morte dello zio, il boss Cesare Manzella, che nel 1963 fu fatto saltare in aria nella sua auto imbottita di tritolo. Il ragazzo, allora quindicenne, realizzò la vera natura della sua famiglia e il significato dei valori omertosi che il padre gli aveva trasmesso sin dall’infanzia. Per il suo atteggiamento entrò in forte contrasto con il padre, che lo allontanò da casa. Nel 1965 fondò il giornalino “L'Idea socialista”, in cui prese posizione con un duro articolo contro la mafia che la madre, preoccupata per le conseguenze, lo scongiurò di non pubblicare. Dal 1968, l’anno della rivolta studentesca, militava nei gruppi di Nuova Sinistra nel 1977 e fondò "Radio Aut", radio libera autofinanziata, con cui denunciava i delitti e gli affari dei mafiosi di Cinisi e Terrasini, e in primo luogo del capomafia Gaetano Badalamenti (da lui beffardamente definito “Tano seduto”), che avevano un ruolo di primo piano nei traffici internazionali di droga, attraverso il controllo dell'aeroporto. Il programma più seguito era "Onda pazza", trasmissione satirica con cui sbeffeggiava mafiosi e politici.  Nel 1978 nella notte tra l'8 e il 9 maggio, venne assassinato perché ritenuto scomodo e anche le indagini sulla sua morte furono coperte da omertà e connivenze.  Una brutta pagina, bruttisima pagina della storia della nostra Sicilia.
Il messaggio che ci hanno voluto trasmettere gli attori è quello di denunciare la mafia e non solo la mafia ma tutto ciò che è sbagliato e illegale, è quello di non essere omertosi.
Beatrice Rustico e Fernando Vernuccio 1^A Classico

La donazione degli organi e l’associazione che ricorda FrancescoIntervista a Rossella Rustico

Rossella Rustico, 33 anni, è una donna forte, serena che sta cercando di poter dare un senso a quello che le è accaduto nel maggio del 2017 quando all’improvviso suo marito, il padre delle sue bambine, Alice e Gaia, oggi di sette e tre anni, è morto per un arresto cardiaco. Suo marito si chiamava Francesco Campailla e aveva 33 anni. Le chiediamo di raccontarci della sua scelta di donare gli organi. 
Cosa l’ha portata a compiere la scelta di donare gli organi?
“Nonostante io sia sempre stata favorevole alla donazione degli organi, quando si ci trova a prendere questa decisone per un proprio caro è molto difficile dire di sì. I sentimenti prendono il sopravvento, si è presi dalla rabbia, dalla delusione, ma grazie all’aiuto di bravissimi medici e al supporto di entrambe le famiglie sono riuscita a prendere questa scelta, consapevole che la morte di mio marito avrebbe potuto salvare la vita di altre persone”.
Quali organi sono stati donati? Sa chi li ha ricevuti? È in contatto con loro?
“Noi abbiamo donato le cornee, i reni e i polmoni, purtroppo non è stato possibile donare il cuore nonostante fosse in ottime condizioni in quanto aveva pur sempre subito un arresto cardiaco. La legge sulla privacy impone l’ anonimato sia del ricevente sia del donatore, possiamo venire a conoscenza solo dell’ età, del sesso e del paese di appartenenza. Degli organi donati, un rene è andato ad una ragazza di 23 anni di Catania, le cornee sono andate fuori Sicilia, invece il resto a Palermo”.
Cosa ha comportato in lei la decisione presa? Lo rifarebbe?
“Si io lo rifarei, sapere che mio marito ha salvato la vita ad una ragazza di 23 anni mi rende molto orgogliosa di me stessa. Inoltre io ho anche firmato la mia dichiarazione, se mi succedesse qualcosa in futuro nessuno deciderà per me”.
Cosa l‘ha portata a fondare l’associazione: “Il dono di Francesco?”
“Se devo essere sincera, l’idea dell’associazione non è nata da me, io sono stata coinvolta successivamente perché è stata un’idea del datore di lavoro di mio marito che ha coinvolto un gruppo di amici chiedendo loro se erano d’accordo a collaborare tutti insieme per contribuire alla memoria di Francesco attraverso opere di beneficenza con lo scopo principale di sensibilizzare sempre più persone sulla donazione degli organi. L’obiettivo principale dell’associazione è sottolineare l’importanza del donare inteso nelle sue mille sfaccettature. Per questo tutto ciò che realizziamo viene fatto in forma di dono”.
Quante persone portano avanti questa associazione?
“Il direttivo è composto da 7 persone però nel primo anno abbiamo registrato 173 soci”.
Quali sono i progetti futuri di questa associazione?
“Progetti ce ne sono tanti: ad esempio, quest’ anno abbiamo allestito nel periodo natalizio ad Ispica la casa di Babbo Natale per poter raccogliere fondi da donare in beneficenza principalmente alle famiglie bisognose; stiamo preparando inoltre due giornate dedicate alla sensibilizzazione, attraverso attività e conferenze tenute da medici del centro regionale dei trapianti”.
Come hanno reagito le persone a lei care a questa decisione?
“Io sono stata sia appoggiata sia dalla mia famiglia, sia da quella di mio marito, purtroppo non so ancora come la prenderanno un giorno le mie bambine visto che ancora sono piccole, ma spero che anche loro la appoggeranno questa decisione”.
Che cosa consiglia a tutte le persone che sono nella sua stessa situazione?
“Consiglio di rifletterci tanto su questa decisione, è molto difficile, in un primo momento si è frenati dal fatto che non si può conoscere il ricevente ma poi capisci che l’ unica cosa che veramente ti interessa è sapere che queste persone stanno bene”.
Suo marito avrebbe fatto lo stesso?
“Penso proprio di sì infatti anche l’ idea dell’ associazione è nata per questo, essendo un uomo buono e generoso non si sarebbe fermato dinanzi ad una decisione simile e tutti pensiamo che anche lui lo avrebbe fatto”.
Può raccontarci un po' di suo marito?
“Era un uomo di animo buono e generoso, si dava sempre da fare per tutti, era un bravissimo padre e non posso rimproverare a lui nulla”.
Può donare a noi giovani un messaggio alla luce della sua esperienza?
“L’ unico consiglio che vi do è di riflettere, avete ancora tempo per decidere per dichiararsi favorevoli alla donazione degli organi, di fare questa decisione consapevoli che in un futuro aiuterete delle persone. Non attaccatevi alle cose superflue, materiali, ma capite quali sono i veri valori della vita, apprezzate e rispettate le persone che avete accanto e soprattutto riflettete sulle cose veramente importanti della vita”.
(Nella foto Rossella Rustico insieme agli studenti del Progetto Pon 2018-2019 La bottega dell’italiano)
Bruna Accurso IA classico Istituto G. Curcio Ispica

Incontro con i responsabili AIDO: una lezione di solidarietà e di vita

Si chiama Giuseppe Di Stefano ed è il padre di Luigi. E’ un preside in pensione, responsabile regionale dell’Aido. Prende la parola nel silenzio assoluto di un’aula magna pienissima di studenti di ogni età.  Un uomo forte, che dopo 24 anni dall’uragano, definito così da lui stesso, che ha devastato la sua famiglia, riesce a parlare del suo amato figlio unico con un’eroica serenità. Con delle semplici parole l’ex preside riesce a riportarci a quell’insolito pranzo con il figlio. Egli ritornato da scuola, confessò al padre il desiderio di donare i suoi organi semmai gli fosse accaduto qualcosa. Un responsabile dell’AIDO era andato, infatti, quella mattina  nella sua scuola per spiegare l’importanza dell’atto più bello che un uomo potesse fare verso il suo prossimo: DONARE GLI ORGANI.
In quel momento Di Stefano pensò che la proposta del figlio fosse prematura e attonito gli rispose di non preoccuparsene per il momento. Ci appare nostalgico Di Stefano nel suo racconto e desideroso di fare ritorno a quel pranzo, di cui solo ora capisce il vero significato. “Luigi: ottimi voti a scuola, divertimento sano e soprattutto un ragazzo raro, ecco cos’era per me” afferma il padre amorevole. Ed ecco che arriva la tempesta: un cupo pomeriggio di febbraio arriva una chiamata al padre: “Luigi ha subito un grave incidente in bicicletta”. Parlando del modo in cui si precipitò nel luogo della tragedia, ricorda: “Sullo spigolo del marciapiede c’era il suo sangue, il sangue di mio figlio”. 
Ci sorprende la serenità con cui racconta l’accaduto nonostante il dolore mai sopito. Arrivò in ospedale: la terribile notizia della scomparsa di suo figlio. “ Cosa vuole farne dei suoi organi?” fu la domanda più inappropriata che si potesse fare in quel momento a un padre. Dopo aver risposto seccamente: “NO! Non voglio donare gli organi di mio figlio”, ripensò a quel famoso pranzo e decise di fare la volontà di Luigi. Da qui racconta che quella tragedia donò vita: un rene ad una donna di Modena, l’altro rene ad una simpatica bambina che ricorda sempre a Giuseppe  che grazie al rene del figlio fa la pipì, il cuore ad una madre di 35 anni di Milano, le cornee a due ragazze di Vicenza, il fegato in quanto divisibile e riproducibile ad un bambino di 7 mesi e ad una ragazza diciottenne di Padova. 
Uno dei ricordi più belli che conserva con suo figlio è quella notte in cui venne svegliato da quest’ultimo e venne invitato a guardare le stelle insieme a lui. “ Io ero a letto, vedevo le stelle, e pensai perché non le guardo con mio papà?!” così gli aveva detto Luigi. 
Poi si rivolge a noi il preside Di Stefano e ci dice:
“Mi promettete di fare a tavola ciò che fece Luigi? E di non mettere mai in dubbio l’amore che i vostri genitori provano per voi?”  Capiamo quindi che la donazione degli organi è moltiplicazione di vite ed è molto importante sensibilizzarci a questa scelta. Il silenzio nell’aula magna diventa sempre più assordante perché dopo Di Stefano prende la parola Maurizio Pluchino, padre di Damiano, un ragazzo morto mentre aspettava un polmone che purtroppo non è arrivato. 
Maurizio Pluchino, un padre che per 19 anni ha sostenuto il figlio, Damiano Pluchino, durante la sua battaglia contro la fibrosi cistica, ci ritrae il figlio con le lacrime che gli incorniciano il volto e dal suo racconto ci sembra di conoscere Damiano. Era un ragazzo che desiderava tanto vivere, aveva tanta forza infatti non si è mai abbandonato al dolore anzi, ha combattuto fino alla fine. Nonostante la malattia che pian piano lo distruggeva sempre di più, lui rassicurava i compagni di scuola dicendo: “Non preoccupatevi se quel banco rimarrà vuoto, lo riempiremo insieme.”
“Fino alla fine – dice Pluchino - c’era la speranza, quella dell’arrivo di almeno un polmone, che però non è arrivato. Il tempo non si è fermato Infatti Damiano, lo scorso dicembre, ha cessato di lottare lasciando in tutti un immenso dolore”. Maurizio oggi è un delegato provinciale dell’Aido, un’associazione che cerca di sensibilizzare sulla donazione degli organi, un gesto ricco di generosità che moltiplica le vite.
Il messaggio che cerca di mandare a noi giovani è quello di essere felici per ogni singola cosa che possediamo e di vivere, continuando a custodire il desiderio di vita che aveva Damiano.
Grazie signor Maurizio. Grazie signor Giuseppe. 
Francesca Modica Roberta Papaleo e Cristina Puglisi 1^A Classico

ORGOGLIO E PREGIUDIZIO: la forza dell’Amore come elisir di vita

Frequentemente mi viene chiesto il perché io ami così tanto leggere, perché non riesca a fare a meno di divorare un libro dopo l’altro. Beh, la risposta è semplice: leggere non è solo sfogliare delle pagine ingiallite di vecchi libri, per me è una medicina che cura tutti i mali del nostro mondo trasportando il lettore in un altro universo. Chi legge a differenza di chi non lo fa, anche come dicono persone molto più competenti di me, vive non solo la misera vita di un cittadino comune ma ne vive altre mille. Ogni scrittore, essendo tale, trova uno strumento formidabile per evadere e far evadere dai tristi confini del suo mondo. Jane Austen (1775-1817), scrittrice del romanzo del quale sto per parlare, iniziando a scrivere davvero giovane quando la stagione era troppo piovosa per darle altri svaghi, ha sicuramente trovato questa valvola di sfogo di cui parlo. “Orgoglio e Pregiudizio”, romanzo alquanto famoso, racconta le vicissitudini di cinque ragazze da marito: le sorelle Bennet. Jane, Elizabeth, Mary, Kitty e Lydia vivono nella quiete dell’Hertfordshire, provincia inglese, insieme alla madre, Mrs. Bennet una donna sciocca, meschina, provinciale e invadente che non pensa ad altro se non a far maritare le figlie; e il padre, Mr. Bennet un uomo, degno di essere chiamato tale, di una quasi irresistibile simpatia. Jane, la figlia più grande della famiglia, è bella e dolce, a seguire Elizabeth impertinente e ribelle, Mary studiosa e non rilevante, Kitty scialba e succube della sorella minore, Lydia una sconsiderata civetta. Il racconto si apre in autunno quando la monotonia della vita della famiglia Bennet viene destata dall’arrivo di un ricco gentiluomo e per di più scapolo che ha preso in affitto la tenuta di Netherfield, Mr. Bingley. Accompagnato dallo sprezzante amico Darcy, ricco anche più di lui che appare alla vista di molta gente un individuo detestabile e altezzoso; e le due sorelle Caroline e Louise, stimola la curiosità della famiglia Bennet, soprattutto da parte della madre delle fanciulle protagoniste di questo libro. Jane Austen afferma spesso che per quanto le riguarda i lettori possono detestare tutti i personaggi, ma devono immancabilmente innamorarsi di Darcy ed Elizabeth, protagonisti indiscussi di questa storia. Dopo il loro primo incontro ad un ballo chiassoso e pieno di gente, Elizabeth, sicura di odiare con tutte le sue forze Darcy che aveva rifiutato di ballare con lei e l’aveva definita appena passabile, lo disprezza e lo crede il peggiore tra gli uomini. La maggiore delle sorelle Bennet, Jane, fa invece colpo nel cuore del simpatico signor Bingley, che è convinto dopo aver ballato con Jane più di due volte di volerle chiedere la mano. Ma ritorniamo ai nostri belli e dannati protagonisti, che dopo una serie di partenze, pregiudizi, ripensamenti e dichiarazioni, riescono a vivere un amore felice: <>, così Fitzwilliam Darcy dichiara il suo amore alla tanto fortunata Elizabeth, esprimendo la passione con la quale la ama, ma sempre con l’eleganza che lo contraddistingue. Pregiudizi sociali e orgoglio individuale, si scontrano in modo cruento nel romanzo, da qui il titolo che fu cambiato da “Prime Impressioni” originale a quello che conosciamo adesso. Nell’epilogo del libro, la geniale autrice narra le sorti di tutti gli altri personaggi del libro: Jane seppur con qualche difficoltà riesce a prendere il signor Bingley come marito e si assicura così, proprio come Elizabeth, il miglior destino: l’amato uomo e la ricchezza; Lydia come già sappiamo leggendo i capitoli del romanzo diventa moglie del generale Wickham dopo esser scappata con quest’ultimo; Kitty e Mary si contentarono rispettivamente di un ecclesiastico e di un impiegato, risplendendo comunque nella società di Meryton. Jane Austen scrivendo e pubblicando il romanzo, riesce a portare un po’ di agio nella sua vita campagnola. Questo libro aiuta in parte anche la vita dei lettori rendendo più dolce l’esistenza mia e di tutti gli altri appassionati. Un romanzo caratterizzato da una sottile ironia, di un non stucchevole romanticismo e capace di far divertire con tante risate; una penna leggera facile da intendere anche ai giorni nostri. Divenuto ormai famoso e avendo scatenato così tante emozioni, questo incredibile romanzo, viene anche convertito in un film nel 2005. La trasposizione si è rivelata ottima, veloce e coinvolgente, con attori a mio avviso eccelsi come Keira Knightley e Matthew Macfadyen, che rappresentano rispettivamente Elizabeth e Darcy. Secondo il mio parere, però, neanche lontanamente vicino al romanzo. Questa storia mi ha lasciato una dolce scia d’amore dentro l’anima, come una carezza. Mi ha convinta di quello che già pensavo: l’amore distrugge tutti i pregiudizi che avvolgono la società al giorno d’oggi. Chi ama è salvo! 

 Cristina Puglisi 1^A Classico