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venerdì 28 aprile 2017

La nostra scuola al Trofeo Ruthinium Intervista a Barbara Piazza, titolare della Ruthinium
Sono Sebastiano Giallongo e Sebastiano Nanè della 5A Odonto a rappresentare la nostra scuola

In occasione della gara di protesi mobile, abbiamo incontrato Barbara Piazza, titolare dell'azienda Ruthinium, che gentilmente ha risposto alle nostre domande:
Lei è la titolare della Ruthinium, ci può parlare di questa azienda?
L’azienda è stata fondata nel 1965 da mio padre e dal fratello. Inizialmente si trovava a Torino e si occupava di materiali per i laboratori. L’idea di fabbricare denti è nata successivamente, nel 1972 a Badia Polesine in Veneto dove tutt’oggi c’è l’azienda e lì è iniziata la produzione. Adesso si producono 100.000 denti al giorno. Un’altra nostra azienda è nata in Libia e soddisfa il mercato asiatico e africano.
Cos’è il trofeo Ruthinium?
È una gara di protesi mobile indetta in tutte le scuole odontotecniche italiane. L’idea è nata per celebrare il 50° anniversario del marchio e piuttosto che fare celebrazioni in grande stile, abbiamo pensato di fare qualche cosa per gli odontotecnici ed i futuri odontotecnici. Quest’anno è il terzo anno, ci sono 57 scuole iscritte. Per ogni scuola, possono partecipare solo due studenti. La Sicilia è la regione con più scuole iscritte, ben sette. Dopo la Sicilia segue la Lombardia con sei scuole.
Da qualche anno viene nella nostra scuola. Che impressione si è fatta?
Io sono particolarmente legata a questa scuola perché è stata di fatto la prima scuola in cui sono arrivata e sono stata accolta benissimo. Il livello di preparazione è elevato e non a caso per due anni di fila il piazzamento degli studenti si è attestato tra il 4° e il 5° posto, e trattandosi di studenti diversi è chiaro che la preparazione è molto alta. A me questa scuola piace e non solo per il fatto che si trova in quest’angolo bellissimo di Sicilia. Entrare in questa scuola cosi come in tutte le altre, è stata per me una bellissima sorpresa
In attesa dei risultati che saranno pubblicati il 26 maggio, comunichiamo i premi per i vincitori:
Studente 1° classificato - Partecipazione al RUTHINIUM WORKSHOP che si terrà in Grecia, nell’isola di Evia, nel mese di settembre 2017 (volo aereo + una settimana di soggiorno gratuito per lo studente + un accompagnatore a discrezione dello studente stesso).
Studente 2° classificato - Partecipazione ad un corso teorico pratico di specializzazione in protesi totale della durata di due giorni, presso la sala corsi aziendale con relatori Ruthinium (rimborso delle spese di trasferta sostenute).
Studente 3° classificato - Partecipazione ad un corso Ruthinium della durata di un giorno a discrezione dell’alunno finalista, presso la sala corsi aziendale con relatori Ruthinium (rimborso delle spese di trasferta sostenute).
Studenti dal 4° al 6° classificato - Uno stage lavorativo della durata di 20 ore lavorative presso un laboratorio partner nella provincia di appartenenza dello studente vincitore.
Federica Buffa e Roberta Lupo 4 A Odonto

Il Curcio di Ispica unico in provincia nella rete regionale contro il bullismo “CyberAngels: una rete contro il bullismo”

L’Istituto di Istruzione Superiore “G. Curcio” di Ispica è l’unico in provincia ad essere inserito nel progetto regionale “CyberAngels: una rete contro il bullismo”.
La presentazione del percorso formativo si è svolta giorno 6 aprile nell’aula magna dell’Istituto alla presenza del dirigente CSA di Ragusa Giovanna Criscione, del sindaco di Ispica e dell’assessore all’istruzione, dei rappresentanti dei Comuni del comprensorio, del comandante della compagnia di Modica Capitano Edoardo Cetola e del comandante della stazione di Ispica Mario Iabichino.
Si tratta di un progetto finanziato dal Miur e promosso dalla scuola polo Liceo Scientifico Galilei di Palermo che vedrà fare squadra nel territorio siciliano ben nove istituti di istruzione superiore.
Nucleo centrale del progetto saranno la formazione, l’informazione e la sensibilizzazione di docenti, studenti e genitori al fenomeno del bullismo e del cyberbullismo attraverso l’organizzazione di seminari, workshop e attraverso la realizzazione di cortometraggi, concorsi creativi, spot, podcast e  pagine multimediali. Inoltre il progetto focalizza l’attenzione in particolare sulla forte valenza pedagogica della peer education per cui saranno principalmente gli studenti formati e informati sul fenomeno a diventare nel territorio sentinelle contro il bullismo e il cyberbullismo  proponendo nei contesti in cui vivono stili di comportamento che garantiscono una comunicazione e gestione delle emozioni corretta e  una gestione sicura della propria vita on line. Hanno relazionato sul progetto il Dirigente scolastico Maurizio Franzò e il professore Salvatore Modica. La professoressa Angela Morana ha invece presentato lo spot, il logo creato dai ragazzi per avviare l’azione di sensibilizzazione e l’azione connessa alle bullbox e lifebox che saranno collocate nell’Istituto, mentre la professoressa Giuseppina Franzò ha parlato del blog “Il filo conduttore” creato dai docenti e dagli studenti degli indirizzi Odontotecnico e Manutenzione per promuovere riflessioni su valori e storie positive al fine di sconfiggere la banalità, l’aggressività e il bullismo.
L’azione del progetto “CyberAngels: una rete contro il bullismo” si abbina e si integra al progetto “Insieme contro il bullismo” portato avanti in questi giorni all’istituto “Curcio” dall’associazione ispicese “AttivaMente Insieme”, un progetto finanziato dall’Assessorato Regionale alle Politiche Sociali. Momento centrale della giornata di ieri sono state le relazioni delle psicologhe Giovanna Blanco e Chiara Abbattista e dell’avvocato Giuseppe Rustico dell’associazione “AttivaMente Insieme” che hanno parlato a lungo delle cause, degli aspetti e delle conseguenze del bullismo sia da un punto di vista psicologico, sia da un punto di vista legale e hanno relazionato sull’attività di formazione e informazione che stanno portando avanti in questi mesi nelle scuole ispicesi. Cornice della giornata le degustazioni curate da docenti e studenti dell’indirizzo Enogastronomico.
La Redazione

Iniziate le riprese del lungometraggio Cor Jesus mecum est basato sulla storia di Maria Carmela Aprile fondatrice del Santuario del Sacro Cuore La vita di Maria Carmela Aprile in un film

A Rosolini, in provincia di Siracusa, sono iniziate le riprese del lungometraggio Cor Jesus mecum est basato sulla storia di Maria Carmela Aprile fondatrice del Santuario del Sacro Cuore. Noi siamo stati sul set e abbiamo intervistato il regista.
Ma prima di darvi notizie sul film, vogliamo farvi conoscere la figura di questa donna meravigliosa.
Madre Carmela Aprile nacque il 25 aprile 1878. Appena diciottenne si sposò con Gioacchino Gennaro da cui ebbe tre figli due dei quali morirono in tenera età. Per motivi di lavoro il marito emigrò in Egitto dove improvvisamente morì e Carmela rimase vedova a 25 anni. Dopo questa dolorosa esperienza iniziò il suo cammino di fede, di completa donazione a Dio e a chi soffre. La sua nuova vita iniziò con l’acquisto di un quadro raffigurante il Sacro Cuore di Gesù che Carmela custodì nella sua casa che divenne il luogo in cui si radunavano vicini e conoscenti per recitare il Rosario. Madre Carmela da analfabeta, imparò misteriosamente a leggere e a scrivere, lasciando un diario con le sue memorie, custodite oggi nel Monastero della Visitazione a Rosolini.
Logorata dal peso degli anni, Madre Carmela Aprile si spense serenamente il 10 Agosto 1968 e le sue spoglie mortali riposano nella Cripta ricavata da un’antica cisterna sottostante la cappella del Sacro Cuore di Gesù a Rosolini.
Madre Carmela, chiamata dai paesani: “la grande mamma di Rosolini”, è rimasta sempre legata al suo luogo natio,dando conforto e consolazione a tutti coloro che andavano a trovarla per avere da lei una buona parola e la speranza rafforzata dalla fede.
Questa è la scheda del lungometraggio
Direzione e regia: Roberto Luis Garay
Aiuto regista: Giuseppe Martorina
Coautore: Marcelo Gavez
Coordinatore Produzione: Paolo Di Gabriele
Direttore Fotografia: Nicola Forino
Collaboratori: Padre Stefano Modica, Ignazia Iemmolo, Mario Rossitto. 
Scenografi: Enzo Di Lorenzo e Francesco Ragogna.
Questo lungometraggio è stato ideato nel 2012 da Nicola Forino che ha realizzato nel 2014 il copione in spagnolo, successivamente tradotto in Italiano da Paolo Di Gabriele e Mario Rossitto. Pertanto questo film nasce dalla sinergia di tre anime: Roberto Luis Garay, Nicola Forino e Paolo Di Gabriele e racconta la storia vera di Madre Carmela Aprile che rappresenta l’anima viva della sicilianità, percepita e invocata come figura materna che emerge in modo sincero, intenso e autentico. Il film viene girato in parte in Italia e in parte in Argentina,per creare un legame tra i due Stati chiamato “ Trait-d’union tra Italia-Sicilia e l’Argentina”. L’intenzione è di creare un percorso devozionale, rafforzare la fede e soprattutto non dimenticare quello che ha fatto questa grande donna per Rosolini e non solo.
Le riprese son iniziate lunedì 27 febbrario 2017 e ad oggi sono state girate buona parte delle scene realizzate a Rosolini, grazie anche all’aiuto della signora Giovanna Massa che ha messo a disposizione il suo stabilimento dove all’epoca Madre Carmela passava molto tempo. A giugno le riprese continueranno in Argentina e a settembre il cast ritornerà Rosolini per completare le ultime scene.
Il film sarà proiettato per la prima volta in Vaticano alla presenza di Papa Francesco, nel mese di aprile 2018, in onore del cinquantesimo anniversario della morte di Madre Carmela.
Noi ci siamo recati sul set e abbiamo intervistato il regista.
Come sono stati scelti gli attori?
Quando è venuta fuori l’idea del film, si sono svolti dei casting ai quali hanno partecipato centinaia di persone provenienti da Palermo, Bari, Modica e Rosolini. A conclusione ne sono state scelte cento.
Chi interpreterà Madre Carmela?
Madre Carmela verrà interpretata da Elisa Franco, perché rispetta al meglio i tratti fisici di Madre Carmela.

Le emozioni che abbiamo provato, assistendo ad alcune riprese, sono state molto forti e l'atmosfera del set ci ha colpito nel profondo, anche perchè non capita tutti i giorni di stare a contatto con attori o registi.  
Adelaide Giamblanco e Giosuè Sfragaro 5B Odonto
Melania Giudice 3B Odonto

giovedì 13 aprile 2017

Pasqua in musica con "Traditional songs for Easter"

Un padlet multiculturale sul quale sono stati postati spartiti musicali, testi e video di brani tipici è il risultato del nostro ultimo progetto eTwinning, realizzato con scuole dell'Armenia, Georgia, Romania, Grecia e Italia.
Alla base di questo progetto vi è la convinzione che condividere musica abbia potere unificante e possa veicolare un messaggio di pace e conoscenza proprio in un momento in cui la comprensione reciproca tra i popoli è assolutamente necessaria.
Sul padlet trovano posto brani di diverse religioni, alcuni molto noti, altri meno, ma tutti pervasi di grande spiritualità. Alcuni comunicano drammaticità, altri gioia quando descrivono la "Resurrezione".
Questo è l'augurio che ci siamo scambiati: "Se ci conosciamo e lavoriamo insieme, allora potremo avere un futuro migliore".
Buon ascolto e Buona Pasqua!
La Redazione

martedì 11 aprile 2017

Approvata la legge per tutelare i minori stranieri non accompagnati

Negli ultimi anni è sempre più in aumento il fenomeno dell’immigrazione che vede protagoniste migliaia di persone le quali decidono di cercare fortuna in altre terre tra cui l’Italia.
Cercano asilo politico e protezione, fuggendo dai loro paesi in guerra e, pur di trovare un po’ di pace, si avventurano per mare su imbarcazioni decrepite che molto spesso naufragano, causando un alto numero di morti.
Il fenomeno più doloroso è quello dei minori stranieri non accompagnati il cui nome per la burocrazia è una sigla: MSNA. Si tratta di bambini e ragazzi che sono stati messi sui barconi dalle madri, affinchè ad almeno uno della famiglia fossero risparmiati fame, torture e morte, oppure che hanno visto morire i genitori durante il viaggio. Arrivati a destinazione, da soli, senza una famiglia che li protegga, molti di loro purtroppo finiscono nel giro della prostituzione e dello sfruttamento minorile.
Per garantire la loro tutela, nei giorni scorsi la Camera dei deputati ha approvato una nuova legge che stabilisce una serie di disposizioni il cui principio guida è la garanzia che i minori stranieri siano titolari dei diritti in materia di protezione dei minori a parità di trattamento con i minori cittadini dell'Italia e degli altri paesi dell'Unione Europea; che possano accedere al Sistema di protezione per i richiedenti asilo e i rifugiati (SPRAR); che non possano essere respinti alla frontiera; che debbano essere aiutati nella ricerca di familiari e che possano essere oggetto di affido.
Raffaella Milano dell’organizzazione Save the Children ha dichiarato che “l’Italia può essere orgogliosa di essere il primo paese in Europa a dotarsi di un sistema organico che considera i bambini prima di tutto bambini a prescindere dal loro status di migranti o rifugiati”.
Roberta Lupo e Fabio Maiore 4°A Odonto

venerdì 7 aprile 2017

Io e il foglio bianco Sulle tracce del Senso

La prof. di Lettere mi invita a sviluppare la traccia Io e il foglio bianco… Ci penso un attimo ed eccomi.
Il foglio bianco è la vita. Sopra vorrei imprimere i valori più importanti che forse ultimamente sono stati messi da parte. In giro o in televisione tutti vediamo quanto le persone siano egoiste. Quasi tutti pensano al proprio interesse, pronti a puntare il dito contro. Sono poche le persone che prima di fare un qualcosa si mettono nei panni della persona che hanno davanti. Ecco perché  io prima di giudicare ci penso mille volte. Non mi piace la società in cui vivo e quindi cerco sempre di differenziarmi il più possibile.
Tempo fa parlando con un signore mi disse che quanto più una persona cresce tanto più diventa egoista. Mi disse che pure con i propri figli si diventa egoisti. Io, sicuro di me, gli dissi che era un folle. Come si può dire una cosa del genere? Ma i propri figli non dovrebbero essere più importanti della vita stessa di un genitore? Come fanno certi uomini ad abbandonare la propria donna con accanto bambini piccoli?
Ecco il messaggio che vorrei che molte persone comprendessero: il valore più importante è l’amore verso la propria famiglia. Io spero comunque che le cose cambino, anche poco, ma è importante che cambino.
Io non sono perfetto, nessuno lo è, ma sarò sempre coerente con i miei pensieri e felice di distinguermi.
Ai miei figli la prima cosa che cercherò di trasmettere sarà quella di amare la vita, perchè quando in giro vedo ragazzi che fumano e che sprecano la vita, mi si rattrista il cuore. La vita è una sola, ma se vissuta bene, una è più che sufficiente. Ai miei figli insegnerò a non fumare, perché io non sono cresciuto con una mentalità dipendente dalla massa, io sono cresciuto libero, libero di scegliere. Perché solo cosi si può scegliere cosa sia giusto o sbagliato per noi. Una delle cose più belle del nostro Paese è che siamo un paese democratico,grazie ai nostri nonni che hanno lottato affinché l’ Italia sia un paese in cui sia concessa a tutti la libertà di parola.
Un’altra cosa che vorrei che i miei figli imparassero da me, è il non mollare mai. Qualsiasi sia l’ostacolo, grande o piccolo, lo si deve superare. Anche il porsi degli obiettivi è una cosa importante. Non esiste obiettivo impossibile da raggiungere. Pensa che ogni volta che non credi nel tuo obiettivo, qualcun altro ne sta realizzando uno uguale.
Andrea Ripa 3°B Odonto

Intervista ad Alessandro Ruffino ambasciatore eTwinning

Oggi siamo andate a trovare il professore Alessandro Ruffino che insegna all’Istituto di Istruzione Superiore Paolo Calleri di Pachino (SR) ed è ambasciatore eTwinning per la Sicilia nonchè referente per la provincia di Ragusa. Gli abbiamo rivolto alcune domande.
Da quanto tempo lavora con eTwinning e come si fa a diventare ambasciatori?
Mi sono iscritto nel 2011 e nel 2014 ho partecipato ad un corso con metodologia flipped classroom tenuto dagli ambasciatori siciliani. Grazie a questo corso ho toccato con mano le grandi potenzialità di questa piattaforma. Ambasciatore lo si diventa partecipando a un bando dell’Indire e io sono stato selezionato arrivando 2°. Il mio ruolo consiste nel supportare l’attività dell’ Unità Nazionale, per attività di formazione, promozione e orientamento ai nuovi iscritti.
Cosa rappresenta per lei eTwinning e come ha inciso nel suo modo di fare Scuola?
eTwinning è una community dove possono accedere solo docenti. Gli studenti possono accedere solo quando un docente attiva un progetto. I ragazzi hanno a disposizione un ambiente di apprendimento sicuro chiamato "Twinspace"dove possono esercitarsi con l’uso delle nuove tecnologie. L’insegnamento-apprendimento diventa più stimolante perché si ha uno scambio di buone pratiche, "best practice", come dicono gli inglesi. Si conoscono altre culture, altri metodi di insegnamento, si consolida la conoscenza della lingua straniera e si fanno nuove amicizie.
Ha in corso progetti e qual è quello che lo ha coinvolto maggiormente?
Ho in corso ben sette progetti attivi. Quelli che mi hanno maggiormente coinvolto sono sono due, di cui io sono il fondatore “Do you know my town” e “Let’s visit a Country” che è alla sua 2° edizione ed ha ricevuto l’E.Q.L. (European Quality Label). Alla 2° edizione si sono aggiunti altri paesi: Ucraina, Georgia, Romania, Grecia. Adesso ho in mente un Erasmus Plus con Romania, Grecia e Portogallo, sperando nell’approvazione e nel finanziamento. In questo modo potremo uscire concretamente dal Twinspace e conoscerci personalmente.
Al professore Ruffino, che ringraziamo per la disponibilità, auguriamo tante altre gratificazioni  per i suoi progetti futuri e un buon lavoro come Ambasciatore eTwinning.
Rita Rizza  e Roberta Lupo 4°A Odonto

martedì 4 aprile 2017

Io e il foglio bianco Le pagine scritte per sempre

Mi piace la traccia da svolgere Io e il foglio bianco… anche se in un primo momento mentre la prof. la dettava mi sono stranito.
Il mio foglio bianco è difficile da pensare, sono un tipo che pasticcia, disegna e gioca con l’inchiostro; quindi penso che io non avrò mai un foglio bianco, a parte quelli dei compiti in classe, ma va bene....
Comunque scherzi a parte, il foglio può essere paragonato a qualunque cosa, se bianco ovviamente; a me piace paragonarlo ad ogni giorno della mia vita, ogni giorno un foglio nuovo.
Questo non vuol dire che io stesso scrivo la mia vita, cioè che sia un Dio, però, accompagnato da lui posso farlo meglio, cioè posso scrivere. 
Per molti, secondo questa filosofia, i fogli sono pochi, il loro libro alla fine sarà piccolo, per altri grande e per altri metà.
Oggi penso che ognuno di noi strappi troppi fogli, troppi ne buttiamo! Non riusciamo a vivere pienamente la nostra vita; troppe distrazioni, ecco perchè dicevo, per molti sarà piccolo... E se poi penso a tutti quelli che lo lasciano a metà, mi viene da piangere, ormai i suicidi sono più comuni delle morti naturali.
Certe volte mi soffermo e penso.. Perchè le persone che sono vissute pochi anni prima di noi hanno scritto tante pagine di vita, quasi delle enciclopedie e tutti noi giovani e adulti di questo tempo, se pensiamo alle nostre vite, troviamo solamente qualche pagina?
C’è qualcosa che non va, forse siamo schiavizzati da qualcosa? C’è qualcuno che non ci permette di essere noi stessi? Ebbene si, la tecnologia mangia le nostre pagine.
Dopo tanta riflessione, sono arrivato a una conclusione: ma quando un giorno dovranno raccontare qualcosa di noi, cosa diranno? Che eravamo un popolo sottomesso ad uno schermo?
Brutto da pensare!
Purtroppo è così, ciò che è scritto, come i fatti, le azioni, le scelte, se tutto questo lo scriviamo nel nostro libro, non se ne andrà mai, potrà essere tramandato per sempre!
Facciamoci tutti caso a questo che sto dicendo, quando si racconta una storia, come quella di mio nonno ad esempio, non si finirebbe mai di parlare, le pagine sono così piene da far girare la testa. Se invece guardi le pagine, anzi i fogli strappati di oggi, si e no troverai l’orario dei post che si pubblicano su Facebook.
Quello che voglio dire è che dobbiamo cominciare a riprenderci la nostra vita, riprendere a vivere pienamente, cioè senza imbambolarci davanti a cose che un giorno ci sono e un altro non ci sono più.
Dobbiamo essere più liberi di fare!
Angelo Di Rosa 3°B Odonto

sabato 1 aprile 2017

Storia di una passione GRUPPO-COVER BAND ISPICESE “MONKEY BRAIN”

Quando è nata la vostra band?
La nostra band è nata qualche anno fa, non c’è una data precisa. Ci siamo conosciuti e, appassionati dalla musica, abbiamo iniziato a cantare. Pian piano oltre che per la musica abbiamo iniziato ad incontrarci anche come semplici amici e infatti è proprio questo il bello della nostra band. Non siamo musicisti professionisti ma è l’amicizia e la passione che mettiamo in questo “hobby” che fa di noi un bel gruppo.
Come avete chiamato la band e perché?
Noi siamo “MONKEY BRAIN”. Noi membri siamo: Riccardo alla chitarra insieme a Marco ed Angelo, Gaetano alla voce, Alex alla  batteria e Antonio al basso. Siamo sei ragazzi giovani e semplici, con tanta voglia di fare musica e far divertire le persone. Monkey brain,che letteralmente significa “cervello di scimmia”, è un nome divertente un po’ dato a caso. Diciamo che ci rappresenta: siamo giovani, frizzanti, un po’ sbadati, ognuno con i propri pregi e difetti, siamo probabilmente poco bravi ma riusciamo a divertirci e far divertire. E questo è l’obiettivo della nostra band!!!
Come avete cominciato a cantare insieme?
Abbiamo cominciato per gioco, non c’è stato un motivo preciso. Forse la vera motivazione che ci ha spinti ad intraprendere questo percorso è stata proprio la passione per la musica. Non vogliamo che questo “impegno” diventi la nostra professione, non suoniamo principalmente per guadagnare ma suoniamo per il piacere di farlo, per divertirci e per apportare qualcosa alla nostra città, qualcosa che coinvolga i giovani e i meno giovani. Nonostante per noi sia un hobby, ci impegniamo al massimo per migliorare incontrandoci almeno una volta a settimana per provare e imparare nuovi brani.
Quale la vostra canzone preferita e perché?
A noi piacciono tutte le nostre canzoni!!!
Le scegliamo proprio perché le amiamo. Noi siamo una cover band hard rock 80’90, non creiamo noi le canzoni,ma le personalizziamo. Ad esempio al nostro mitico cantante Gaetano piace molto il brano “In a darkened room” degli Skid Row che, puntualmente, dedica alle sue prezione fans.
Quali sono le band che vi hanno influenzato maggiormente?
Le nostre  band preferite sono: Gli AC/DC, i Black Sabbath, i mitici Guns’n roses, Bon Jovi, gli Skid Row e i Metallica. Si tratta di musica hard rock, nato verso la metà degli anni Sessanta nel Regno Unito. L’hard rock è una forma particolarmente grintosa e aggressiva di musica rock. La chitarra elettrica viene spesso enfatizzata con la distorsione e altri effetti, sia durante l’uso come chitarra ritmica, sia come chitarra solista. La batteria è uno strumento indispensabile che guida gli altri strumenti. Il basso viene solitamente usato insieme alla batteria per scandire il ritmo del brano. Le voci sono frequentemente ringhianti e corpose.
Dove vi siete conosciuti?
Siamo tutti ispicesi, quindi ci conosciamo da sempre. Siamo cresciuti nella stessa città e ovviamente è facile incontrarsi. Angelo, il chitarrista, viene invece da Ragusa e ha avuto il piacere di unirsi a noi, impegnandosi ad essere sempre presente per le prove e per i concerti.
Scrivete voi le vostre canzoni?
No, siamo una cover band non scriviamo canzoni, ma riproponiamo brani di altri complessi o artisti famosi, rivisitandoli secondo i nostri gusti. Ogni brano infatti non è una semplice imitazione, ma è il risultato di un’elaborazione profonda che lo rende in qualche modo,originale e nostro.
Da dove avete tratto l’ispirazione per le vostre canzoni?
Amiamo il rock ed è questa la nostra più grande ispirazione. La scelta dei brani invece viene condivisa da tutti in base hai gusti di ciascuno, alla fattibilità delle canzoni e alle richieste dei nostri fan.
Come è nata la vostra prima canzone?
Come sai già,siamo una cover band, quindi non creiamo noi i brani. Abbiamo tuttavia iniziato con le canzoni più popolari e più conosciute di ogni gruppo che suoniamo. Ad esempio prendendo i “Guns’n Roses” abbiamo scelto i famosissimi brani “Don’t Cry, Paradise City, Sweet child o’main e November rain” e altre. Poi pian piano il repertorio è cresciuto e ora include veramente tanti brani.
Che genere di musica suonate?
Noi suoniamo rock!!!
Precisamente hard rock, un genere che a molti piace e che coinvolge sia le nuove  che le vecchie generazione, è un genere che nasce alla fine degli anni Sessanta e l’inizio degli anni Settanta e si caratterizza principalmente per le sonorità violente e aggressive, ottenute con l’uso di strumenti fortemente amplificate e per il ritmo incalzante e ripetitivo. Il suono delle chitarre elettriche è distorto e sostiene il ritmo dei brani con riffs incalzanti. La voce è aggressiva e fa largo uso dell’urlato. I testi delle canzoni si ispirano a temi mitici, esoterici e sessuali.
Il rock o lo ami o lo odi!!! Noi lo amiamo!!!
Monkey Brain
Adelaide Giamblanco e Giosuè Sfragaro 5B Odonto 

Tempo

La parola della mia vita è: tempo. Ci sono solo due giorni in cui non è possibile operare (ieri e domani). Rimane quindi solo oggi; viviamo ogni giorno, ora, minuto ed istante come se fosse l’ultimo… perché in un certo senso lo è.
Antonio Maucieri 2A Odonto

La testimonianza di una sedicenne “Io sono più forte della malattia”

La nostra intervista a una giovane ragazza provata e fortificata dalla malattia. Forte ed emozionata Maria (ndr è un nome di fantasia) ci racconta la sua storia.
Qualche anno fa, dopo aver perso due parenti a causa di un brutto male, ho dovuto affrontare anche io quella battaglia che gli altri avevano perso. Inizialmente mi sono sentita persa, come se fossi stata già morta, però poi ho capito che io dovevo combattere per me e anche per chi non ce l'aveva fatta. Ho combattuto per quasi due anni, sono stati gli anni più duri da affrontare, soprattutto a causa delle rinunce che ho dovuto fare e per la mia tenera età. In quelle condizioni non si può svolgere una vita normale anche se lo si vuole e ci si impegna il più possibile a cercare di far sembrare tutto normale, ma la dura realtà è questa. L'essere molto debole a causa delle svariate cure mediche ti impedisce anche semplicemente di uscire con le amiche o di fare una lunga passeggiata sotto il sole e tutto questo fa rabbia anche se poi alla fine non si può fare altro che accettarlo. Tutto diventa più facile però se accanto ti ritrovi delle persone che riescono a farti sentire viva e a non guardarti con quel velo di compassione che tutti hanno negli occhi quando ti guardano. Io sono stata veramente fortunata perché ho avuto accanto delle persone magnifiche che mi hanno fatto sempre forza. C'è stato anche qualcuno che è andato via, ma questo mi ha aiutato a capire chi sono i veri amici e che quelle persone sono povere di cuore e non capiscono quanto possano crescere e cambiare dentro se stessi stando anche solo per cinque minuti con chi soffre sul serio. Proprio per questo alla fine della mia battaglia contro la leucemia, io sono cambiata. Avevo già un'idea di quello che si provava ma provarlo sulla propria pelle è tutta un'altra storia,per riprendermi c'è voluto un po’. Prima ero del tutto scoraggiata, credevo che quella malattia mi avesse messo K.O, invece no! Assolutamente no! Sono arrivata quasi a toccare il fondo, ma poi mi sono detta:"Adesso basta, da domani si cambia!" E così è stato. Ho ripreso in mano la mia gioia di vivere e adesso io vivo giorno per giorno la mia vita e non penso più al tempo che passa e a come lo sto passando...Io vivo. Sono stata fortunata e mi prendo la mia vittoria. Alle persone che lottano ancora vorrei dire di non arrendersi mai. Continuate a lottare con tutte le forze perché ad un certo punto della battaglia il leone se ne ritorna nella propria gabbia.
La testimonianza è stata raccolta da Grazia Vendemmia 3A Odonto

Cyberbullying

I’m at home
I’m alone
You can’t touch me
But your words can hurt me.

You say they’re only words
But your words hurt my soul.

I can’t stop hearing all the words
You said.
And it won’t be easier…ever.

Now, I can’t live as before

Your words hurt my heart.
Sara Sedoud 2A Odonto

Paura

Questa parola è una delle emozioni più brutte che ogni uomo prova dentro se stesso quasi ogni giorno. Quando tutto sembra pericoloso, la paura ci cattura e ci mette tanta tensione che ci porta a fuggire per sopravvivere. 
La paura è qualcosa che ci minaccia e che non si potrà mai superare facilmente, ma solo con la volontà possiamo metterla a tacere per  fare di ogni pianto un grande sorriso.
Il termine “paura” indica una sensazione di pericolo che deriva dal latino pavor, ovvero timore, angoscia, preoccupazione. 
Mille paure ci assalgono in questa fase dell’adolescenza, dalla cosa più banale a quella più pesante. Ogni paura deve essere però una sfida.
Roberta Di Dio 3B Odonto

Velocità

La velocità mi rappresenta  perché sin da piccolo mio padre mi ha fatto vedere gare automobilistiche e provare moto. Da quel momento ho avuto sempre una grande passione e amore per moto, auto e in particolare  per la velocità. Per me correre è una sensazione bellissima, è una grande scarica di adrenalina ed è un modo per non pensare a niente e dimenticare tutte le cose tristi del passato. So che è molto pericoloso ma è una passione e appena metto le mani nel manubrio do il massimo e guardo il traguardo. La mia vita ha sempre seguito il motto che è ‘’arriva al traguardo’’.
Vincenzo Scala 2^AO

A tu per tu con mio padre Ciro, carabiniere di mestiere

Si chiama Ciro ed ha 42 anni, di mestiere fa il Carabiniere, ma è anche una persona a me molto cara.
Ciro è mio padre, ma è al carabiniere che mi rivolgo, in questa intervista davvero speciale.
Perché hai scelto di fare il carabiniere?
Ho scelto di fare il carabiniere perché la vita militare è stata da sempre la mia passione. Indossare l’uniforme è per me un grande onore.
Qual è l’aspetto positivo e quale quello negativo di questo mestiere?
L’aspetto positivo è che sei sempre a contatto con la gente, invece quello negativo è di non poter aiutare tutti.
Ripercorrendo la tua carriera, c’è una storia a lieto fine che ricordi ancora oggi?
Una notte, ero di servizio, quando, intorno alle 22, ci ha chiamati la Centrale operativa per riferirci che il nipote di una persona non vedeva lo zio da domenica, precisando che era giovedì. Ci siamo subito recati presso l'abitazione a Modica Alta, ma poichè  era impossibile raggiungere quella zona con la macchina in quanto le vie sono alquanto strette, abbiamo percorso circa 600 metri a piedi.
Arrivati davanti all’ abitazione, abbiamo trovato il nipote in compagnia dei vicini. La luce era accesa, ma la porta chiusa. Così dal nipote ci siamo fatti dare il numero di telefono che però squillava senza alcuna risposta, per cui abbiamo pensato al peggio. Con il consenso del nipote, senza aspettare i vigili del fuoco, ho smontato i listelli della finestra per poter entrare all’interno e una volta dentro, abbiamo effettuato l'ispezione della casa. Nella cucina ci siamo accorti che la tavola era imbandita e giunti nella camera da letto, abbiamo notato la persona riversa a terra, incosciente.
Effettuando i primi soccorsi abbiamo constatato i battiti rallentati e pertanto dopo averlo adagiato sul letto, abbiamo contattato subito i soccorsi. In seguito alla caduta, dovuta a ictus cerebrale, il malcapitato aveva riportato una frattura al femore. Sul posto è arrivata subito l'ambulanza, con il personale del 118 che ha subito provveduto ad immobilizzarlo e trasportarlo con la spinale a spalla fino all’ambulanza.
Portato all’Ospedale Maggiore di Modica, dove ha ricevuto le prime cure, il medico di turno ha riferito che l’intervento tempestivo dei militari operativi è stato fondamentale per salvare la persona
Ricordi, invece, una storia che non ha avuto un lieto fine?
Purtroppo non solo una storia, ma tante. Quella che mi ha colpito di più è stata lo scorso anno quando per un incidente in moto ha perso la vita un ragazzo. Dopo i rilievi del caso è giunta la parte più brutta del nostro compito: avvisare la famiglia dell’accaduto. In questi casi non sai mai quale parole utilizzare, qualsiasi cosa dici, la famiglia non accetta quanto ha appreso e il dolore e la rabbia prendono il sopravvento.
Hai ricevuto delle gratificazioni importanti per aver svolto il tuo lavoro in modo esemplare?
Si, ho ricevuto un encomio solenne, quale prima attestazione di merito per aver salvato insieme ai colleghi una ragazza che aveva tentato il suicidio. Ricordo i fatti: su disposizione della Centrale operativa ci siamo recati presso contrada Vetta a Modica. La scena era paradossale, un ragazzo che si trovava in zona con la sua fidanzatina, avendo sentito delle urla provenire oltre un muro, al buio, nell’ accertarsi dell’accaduto aveva trovato una ragazza che stava tentando di lanciarsi nel vuoto. Mentre il ragazzo cercava di salvarla, la fidanzata aveva subito avvisato il 112 dell’accaduto.
Giunti sul posto abbiamo trovato il ragazzo che teneva per un braccio la ragazza esanime e che, ormai senza forze, stava per cadere giù insieme a lei. Istintivamente con un salto ho scavalcato il muro per cercare di agganciare ai polsi della ragazza le cinghie della mitraglietta in nostra dotazione, mentre un collega portava in salvo il ragazzo. La situazione non era molto favorevole in quanto i rovi che trattenevano la ragazza, impedendole di precipitare nel vuoto, si stavano spezzando.
Grazie al lavoro in sinergia con i colleghi siamo riusciti a salvarla nonostante abbiamo riportato diverse ferite provocate dai rovi. Sul posto sono giunti i Vigili del fuoco e l’ambulanza, mentre noi, arrivati in ospedale, siamo stati medicati. La ragazza, dopo le prime cure, è stata ricoverata nel reparto psichiatrico.
Quali consigli dai ai giovani che vogliono intraprendere questa carriera?
Consiglio loro di svolgere questo lavoro con passione e non per fini economici, in quanto fare il Carabiniere è una missione da svolgere con fedeltà e dedizione.
Giulia Nuzzo 5B Odonto

Famiglia

Ho scelto la parola famiglia dal latino familia, perché credo sia la cosa più importante e bella che una persona possa avere. L’amore per la famiglia è il primo sentimento che una persona prova, ed anche quello più intenso. La famiglia è quel posto sicuro dove potersi rifugiare dopo un qualsiasi avvenimento sia positivo che negativo e sentirsi sempre accettato, amato e protetto. L’abbraccio di un genitori non è paragonabile a nessun altro atto di protezione ed affetto. Dovremmo tutti apprezzare il dono di avere una famiglia che ci supporta, ama, protegge, rispetta e  che sopratutto è  sempre al nostro fianco.
Giulia Azzarelli 3B Odonto

Famiglia

#FAMIGLIA💙
Ho scelto la parola famiglia perché è una parola molto importante per me. Io sono molto legata alla mia famiglia, infatti qualsiasi cosa accada loro ci sono sempre: se io ho bisogno di qualcosa loro ci sono, mi aiutano nelle scelte più difficili; loro mi danno dei consigli, mi dicono le cose che ritengono giuste e le cose che ritengono sbagliate. Inoltre, se ho bisogno di parlare di qualcosa loro ci sono. In famiglia  racconto tutte le cose che mi succedono, racconto la mia giornata, gli aspetti positivi e negativi di quello che mi è successo. La persona della mia famiglia con cui sono più legata è mia madre: a lei racconto veramente tutto.
Spero che questo legame così forte resti per sempre, qualsiasi cosa accada so che loro ci saranno.
Giulia Olivieri 3B Odonto

Il mio mito? La mia famiglia

Oggi molti giovani si fanno influenzare dai social network e dalla televisione. Abbiamo tutti lo stesso sogno del fisico perfetto, taglia 38 e alte più di 1,80. Tutti abbiamo il sogno di diventare delle modelle, avere tanti soldi. Però non capendo che una taglia 38, l’altezza di 1,80 e i soldi non fanno la felicità; se poi sei una ragazza che vive solo di concorsi e serate non si avranno dei valori veri e propri. Vivi una vita piatta. Dobbiamo convincerci che i soldi non fanno la felicità. Invece noi giovani vogliamo comunque essere dei ragazzi che si rispecchiamo in altre cose e in altri modelli tipo essere dei veri amici, fare volontariato, seguire le idee degli scienziati, le loro ricerche. Comunque sia seguire dei modelli o delle persone come loro che hanno dei valori. Non delle cose superficiali e senza valore come le modelle. Un altro valore perso, rispecchiandoci in loro,è la famiglia. Perché ormai in pochi capiamo il valore della famiglia. Pensiamo solamente a noi ad inseguire i nostri obbiettivi, a volte sbagliati, non cercando il parere dei nostri genitori. Magari se ci dicono che una cosa è sbagliata noi ci facciamo ugualmente, ci rinchiudiamo spesso in camera o stiamo davanti al cellulare. Questi comunque sono valori che nel tempo si stanno perdendo e non andranno a migliorare secondo me ma solo a peggiorare se continuiamo a rispecchiarci in queste persone. Invece i ragazzi hanno il sogno di diventare tutti dei calciatori di diventare famosi come loro e di andare in squadre importanti. Tutti i calciatori hanno lo stesso modo di pensare. Pensano molto al fisico, vanno nelle stesse discoteche. Io ho comunque un amico che sta vivendo quest’esperienza, adesso gioca in una squadra importante, ma ha perso i valori della famiglia, degli amici. Questo perché lui si è sempre rispecchiato in calciatori famosi e senza valori. Adesso i personaggi famosi vengono definiti miti o personaggi esempio perché sono considerati persone che nella propria vita sono state in grado di raggiungere uno scopo o un obbiettivo che da piccoli sognavano. I miti non sono però solo persone famose e conosciuti in tutto il mondo per le loro gesta. Infatti il mio mito è la mia famiglia. La famiglia ha un’importanza incredibile, ti dicono cosa è giusto fare cosa che gli idoli non possono fare.
Giulia Giurato 3B Odonto

Fiore del deserto, un film per riflettere L’infibulazione: una barbara tradizione

Fiore del deserto di Sherry Hormann, è un film che tratta un argomento di cui si sente parlare poco: l’infibulazione. Il  film racconta la storia di una modella di origini somale Waris Dirie che, sopravvissuta all’infibulazione, a soli 13 anni fuggì dalla Somalia per evitare un matrimonio combinato. Dopo aver attraversato il deserto, arrivò nel Regno Unito e venne accolta nel mondo della moda grazie alla sua bellezza.
Quello dell’infibulazione è un argomento molto toccante e rappresenta una realtà terribile per le donne di origine africana. Si tratta di una pratica antichissima, un rito di natura più culturale che religiosa, risalente ai tempi di egizi, etiopi e fenici, praticato dagli islamici tanto quanto dai cristiani. In questo modo gli uomini possono assicurarsi che la donna arrivi “pura” al matrimonio.
La pratica che consiste nella parziale o totale rimozione degli organi genitali femminili esterni, non certo per ragioni mediche, danneggia la salute e il tessuto genitale femminile, causando delle interferenze con le naturali funzioni dell’organismo femminile. Le vittime vengono mutilate con oggetti comuni, rasoio, pietre appuntite, pezzi di vetro.
L’infibulazione è molto dolorosa e ha effetti sulla salute sia a breve sia a lungo termine, tra cui problemi durante il parto.
A causa di questa barbara tradizione, ancora oggi, 200 milioni di bambine nel mondo rischiano di morire in seguito alle infezioni e alle emorragie.
difesa dai popoli stessi: non c’è movimento a favore dei diritti umani che non abbia trovato opposizioni culturali ad ogni tentativo di cambiamento. Ci sono catene quasi impossibili da spezzare: non solo nei villaggi sperduti, lontani dalla civiltà, ma anche nel cuore delle grandi metropoli, per esempio in America e in Europa, ovunque gli immigrati abbiano portato le loro usanze e tradizioni. Secondo alcune ricerche, in Nigeria il 98% delle donne ha subito l’infibulazione, tanto da essere stato ribattezzato “il paese delle donne cucite”.
Una delle donne più attive nella protesta contro questa usanza, è la protagonista del film, Waris Dirie che fu nominata ambasciatrice ONU per la lotta contro l’infibulazione. Nel 2002 ha deciso di dar vita alla Waris Dirie Foundation a Vienna, per portare avanti il suo progetto e combattere il fenomeno di mutilazione da infibulazione, proteggendo le donne da questa pratica così crudele e disumana.
Litwiniuk Dominika e Eleonora Terranova 4°A Odonto