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giovedì 5 dicembre 2019

Fuori dall'ombra

L'idea di invitare alla nostra assemblea di Istituto l'Associazione "Fuori dall'ombra" è nata sia perchè il 25 novembre di ogni anno ricorre la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, ma soprattutto per avere l'occasione di affrontare un tema che, pur essendo molto attuale, è poco trattato. La nostra società infatti è ancora fortemente maschilista ed ostacola le pari opportunità. 
Sono intervenute la presidente dell'Associazione, dott.ssa Santina Amato, Enrichetta Guerrieri sociologa, Sabina Di Tommasi avvocatessa, Rosita Solarino psicologa, Paola Ritondo laureanda in Criminologia. 
La Presidente dell'Associazione ha presentato le varie figure che compongono lo Sportello antiviolenza, che prima di essere avvocatesse, sociologhe, criminologhe ecc., sono innanzitutto delle operatrici che sono state formate per accogliere le numerose donne che si rivolgono allo Sportello per chiedere aiuto. Ci ha spiegato che il primo passo da fare è capire se una donna è in pericolo, subito dopo inizia un percorso basato sull'ascolto. In questa fase, la donna vittima di violenza, raccontando la sua esperienza, dà sfogo al suo dolore. E' importante non porle domande dirette perchè questo potrebbe spingerla a chiudersi in se stessa.Capita a volte che alcune donne, pur telefonando allo sportello per chiedere aiuto, successivamente non trovano la forza di presentarsi per affrontare il problema. La situazione è drammatica perchè da una ricerca risulta che ogni 72 ore una donna viene uccisa dal suo compagno o dal padre dei suoi figli che assistono a liti continue. 
La violenza spesso è psicologica e per affrontare questo aspetto, la dott.ssa Enrichetta Guerrieri ci ha proposto un gioco. Simulando un incontro tra un ragazzo e una ragazza a passeggio sul corso durante un sabato sera, ha dimostrato come una battuta volgare pronunciata dal ragazzo senza dargli troppo peso, venga percepita dalla ragazza come una violenza. L'esperimento è stato lo spunto per far notare come sia frequente il fatto che la società odierna dia poco peso ad atteggiamenti maschilisti perchè abituata a un clima di squallore. Occorre invece reagire alla indifferenza, uscendo dall'ombra. E questo vale sia per la vittima che per chi assiste alla violenza senza trovare il coraggio di reagire.
Classe 4° A Odonto   

mercoledì 2 ottobre 2019

A volte basta solo un sorriso


La parola rivoluzione molto spesso è associata alla violenza, come se questa fosse sempre necessaria per un cambiamento della società. Non sempre è così, infatti il 2 ottobre si commemora la nascita di un grande rivoluzionario indiano, il Mahatma Gandhi che ha fatto ricorso al metodo della non violenza per ottenere l'indipendenza del suo Paese. 
Per decisione delle Nazioni Unite il giorno della sua nascita è la Giornata mondiale della non violenza.
Il suo ideale pacifista è stato accolto da tanti altri uomini che hanno lottato pacificamente per affermare le proprie idee ed oggi il messaggio di Gandhi è più attuale che mai. 
Infatti la società odierna si caratterizza per una violenza gratuita, fisica e verbale, nei confronti del diverso o del prossimo che magari la pensa in maniera diversa. E tutti noi ci siamo in un certo senso "abituati"alla violenza, rimanendo indifferenti davanti alle offese e a volte noi stessi ne siamo autori. 
Per fortuna c'è chi reagisce davanti ad episodi di violenza gratuita e a questo proposito voglio ricordare un fatto accaduto quasi un anno fa e che ha fatto molto discutere. Durante un viaggio in  treno, un ragazzo italiano ha offeso senza motivo dei giovani pakistani che non davano fastidio a nessuno, ma per fortuna una signora ha reagito difendendo i ragazzi stranieri e apostrofando come fascista e razzista il giovane italiano. Non voglio sottolineare le parole della signora in questione, ma piuttosto la sua forza di reagire di fronte alla violenza, difendendo persone più deboli.
Per attuare il cambiamento della nostra società, dobbiamo agire anche con piccoli gesti che magari rincuorano chi ci circonda. Quante volte mi capita di salutare pur senza conoscerli giovani immigrati che incrocio per via e loro rispondono sempre con un sorriso che vale più di mille parole. La rivoluzione per cambiare in meglio la società comincia nel nostro piccolo.
Nicola Lupo 4° A Odonto   

2 Ottobre: Giornata della non violenza

Il 2 ottobre è la Giornata internazionale della non violenza, promossa dall'Assemblea delle Nazioni Unite e celebrata per la prima volta il 2 ottobre del 2007. Questa data è stata scelta perchè è il giorno della nascita del Mahatma (Grande anima) Gandhi padre dell'indipendenza dell'India. 
Lo scopo di questa giornata è quello di diffondere messaggi di pace, affermando i principi della non violenza, di tolleranza e comprensione.
La giornata è dedicata a Gandhi perchè egli, per raggiungere obiettivi sociali e cambiamenti politici, rifiutò la violenza fisica e verbale e si oppose agli oppressori con la disobbedienza civile.
Fra gli esponenti principali che si sono battuti senza ricorrere alla violenza, oltre a Gandhi ricordiamo Martin Luther King che lottò per i diritti civili negli Stati Uniti d'America, divenendo un eroe per gli emarginati e un paladino per i reietti. 
Oggi, purtroppo, la violenza dilaga sempre più, sui social, nel mondo dello sport  e proprio per questo è importante celebrare la "Giornata della non violenza" che con messaggi di pace invita i cittadini del mondo a rivedere le loro idee di guerra e violenza che porteranno solo alla distruzione. Invece solo con la tolleranza e la comprensione si può realmente comprendere il prossimo, senza ricorrere all'uso della violenza fisica o verbale.
Salvatore Beltrami, Giuseppe Dotato e Samul Caravello 4° A Odonto

giovedì 26 settembre 2019

European Day of Languages

Oggi, 26 settembre, si celebra la Giornata Europea delle lingue. La prima volta fu organizzata nel 2001 dal Consiglio d'Europa e dalla Unione Europea e coinvolse milioni di persone nei tanti Stati partecipanti. Le sue attività celebrarono le diversità linguistiche in Europa e promossero l'apprendimento delle lingue. Dato il successo dell'evento il Consiglio d'Europa decise che la Giornata europea delle lingue si sarebbe celebrata il 26 settembre di ogni anno.
Le finalità di questa Giornata sono quella di evidenziare l'importanza dell'apprendimento delle lingue, di incoraggiare l'apprendimento delle lingue sia in ambito scolastico sia fuori dalle istituzioni scolastiche e di promuovere la diversità linguistica e culturale europea, preservarla e favorirla.
Anche noi oggi abbiamo celebrato questa Giornata e guidati dalla nostra prof.ssa di inglese, abbiamo realizzato un cartellone riportando in diverse lingue la frase pronunciata da Greta Thunberg "You have stolen my dreams and my childhood", una frase che è diventata emblematica per i giovani di tutto il mondo che stanno facendo sentire la loro voce in difesa del nostro pianeta.
Francesca Lao e Carmen Spatola 4°A Odonto 

27 settembre Tutti insieme per il Friday for future





La settimana dedicata al clima e all'ambiente si conclude con la mobilitazione globale di venerdì 27 settembre. A questo proposito il ministro dell'Istruzione Fioramonti ha inviato una circolare a tutte le scuole, chiedendo di aiutarlo su un tema comune che gli sta a cuore: lo sviluppo sostenibile per lottare contro i cambiamenti climatici.
Accogliendo l'invito del ministro, in classe abbiamo discusso dei problemi ambientali decidendo di partecipare alla manifestazione di venerdì 27. Abbiamo realizzato un cartellone sul quale è messa in evidenza una frase pronunciata da Greta Thunberg, scritta in lingue diverse, anche perchè oggi è la Giornata europea delle lingue, " Avete rubato i miei sogni e la mia infanzia".
Greta è la ragazza svedese di 16 anni che ha dato il via alle proteste del venerdì "Friday for future"che da mesi coinvolgono gli studenti di tutto il mondo.
Purtroppo il problema dei cambiamenti dei cambiamenti climatici è stato finora sottovalutato o ignorato, quando, invece riguarda tutti noi, soprattutto noi ragazzi. Non possiamo più permetterci di ignorarlo perchè siamo noi ad avere il futuro nelle mani e dobbiamo fare in modo che esso migliori. Occorre salvaguardare il nostro pianeta, adottando dei comportamenti responsabili, a partire dal rispetto dell'ambiente che ci circonda, facendo la raccolta differenziata, utilizzando mezzi non inquinanti, consumando meno energia elettrica.
Dobbiamo imparare ad apprezzare di più il nostro pianeta perchè non avremo la possibilità di vivere su un altro di riserva.
Giorgia Ciccazzo e Francesca Rosa 4°A Odonto

sabato 21 settembre 2019

Il quartiere più antico di Ispica: Sant'Antonio Abate

Il tempo si è fermato nel quartiere di Sant’Antonio Abate.
Questo quartiere è l'unico sopravvissuto al terremoto del 1693. Infatti la disposizione delle case in questo quartiere è ancora quella di una volta: possiamo notare, tra loro, una notevole vicinanza e questo comporta una vicendevole amicizia tra vicini di casa. Infatti, come spesso accade nei periodi estivi, tra loro, si ci riunisce fino a tarda ora a “curtigghiare”,nel dialetto locale a spettegolare.
Il quartiere è ancora abitato da persone, che come il quartiere, hanno fatto la storia ispicese; esso è ancora conosciuto come centro storico, un quartiere vecchio, ma grazie al “rimboccarsi delle maniche” dei giovani dell’omonima parrocchia, il quartiere è tornato a rivivere…Con il veloce via vai che si crea per l’ Insabbiata, opera di sabbia colorata, realizzata ogni anno a fine Maggio in occasione dei Festeggiamenti della Madonna della Catena.
Quest’ultima festa che culmina con la processione, abbraccia tutto il quartiere parrocchiale, coincidendo anche con l’ultimo giorno dell’esposizione, in Piazza Sant’Antonio, della colorata Insabbiata.
Ma a parte questa ci sono la festa di Santa Lucia con i tradizionali “cascaruni” ovvero falò agli angoli della strada e la festa di  Sant’Antonio Abate, Patrono 
della Chiesa e della Parrocchia, durante la quale è suggestiva la benedizione di tutti gli animali che accompagnano la vita degli uomini nel lavoro e nell’intimità domestica.   Il quartiere poi rivive e si arricchisce di voci di bambini gioiosi con l’iniziativa “Tradizionando”: un percorso di più giorni di attività estive ancorate al sacro mondo delle tradizioni simile al  “Grest”, che continuano a rianimare questo antico e valente angolo della città.
                                                                Francesco Floriddia e Rosario Armenia 1C Linguistico

Una storiaSalvo Cocciro: le mie immersioni subacquee da non vedente

Seguendo il Pon d’italiano con la professoressa Franzò abbiamo avuto modo di intervistare persone molto interessanti, ma l’incontro più toccante di tutti è stato sicuramente quello con Salvo Cocciro, un ragazzo non vedente che nonostante le difficoltà non si è fatto fermare da nulla, ed è riuscito a praticare diverse immersioni sott’acqua sulle coste della Sicilia.
“Voglio dimostrare di poter fare questo ed altro, superare quel limite che la mia mancanza di vista mi ha portato.” commenta alla nostra domanda riguardo a cosa l’avesse spinto ad immergersi.
“La prima volta che mi sono immerso ho provato una sensazione bella. Il nostro corpo non è fatto solo di vista. Dimentichiamo spesso gli altri sensi. Con l’udito ho sentito le bollicine. Ed anche il mare, questa grande massa d’acqua, mi ha dato un senso di felicità unico. Sono piccole cose che questo mondo ti dà, che ti lasciano qualcosa dentro. Auguro anche a voi una cosa del genere: sono sensazioni che ti toccano in profondo l’anima.”
Alla domanda cosa le avesse insegnato quest’esperienza, risponde con un profondo consiglio: nella vita bisogna andare avanti, non arrendersi, rendersi conto dei propri limiti e delle proprie capacità. Queste esperienze servono a questo.
Poi ci parla della fede, quella stessa fede che tanto aveva vacillato una volta scoperta la malattia. Ci parla della rabbia, della delusione. Ma poi qualcosa cambia. E cambia nel momento in cui capisce che nonostante l’ancoraggio a Cristo non possa ridarti la vista, può alleviare ciò che è successo. “La fede per me è oltre il buio.  Sono cambiato, ho visto la mia vita in un’altra maniera. Ho amato me stesso, ho accettato la mia piccola croce. Bisogna amare la vita anche dopo queste cose.”
L’intervista termina con un’ultima domanda, e come sempre, la sua risposta riesce ad infondere un forte senso di speranza in noi giovani. 
“La vita è bella. E se lo dico io, allora dovete credermi”. 
Nella foto da sx Salvo Cocciro con il suo istruttore
 Alberta Iozzia e Aurora Spadola I°A Classico

Ultimo, la nuova icona della musica giovanile: il Peter Pan che ha conquistato l’oro dei pirati

La musica ascoltata dai giovani di oggi è molto varia e comprende generi come il trap, rap, raggaeton, rock, classica, indie e infine il pop. In Italia ha spopolato tra migliaia di persone, soprattutto con il cantante Niccolò Moriconi, in arte Ultimo, il genere pop. Ma conosciamo meglio questo cantautore. Nato a Roma nel 1996, si è approcciato alla musica da giovanissimo, quando all’età di 14 o 15 anni ha iniziato a scrivere le sue prime canzoni. Ha studiato presso un Conservatorio apprendendo lo studio del pianoforte e in seguito perfezionandosi in composizione. Nell’anno 2017 apre il concerto di Fabrizio Moro nella capitale italiana, debuttando con il singolo Chiave, seguito da Ovunque tu sia e Sabbia. Il suo primo album, Pianeti, uscito nello stesso anno, ha scalato le classifiche nazionali in pochissimo tempo. A dicembre decide di partecipare al Festival di Sanremo 2018 nella categoria Nuove Proposte con il brano Il ballo delle incertezze. Poco dopo, fa uscire il secondo album Peter Pan. Nel febbraio del 2019 partecipa a Sanremo, ma stavolta insieme ai Big, con la canzone I tuoi particolari.
Recentemente è uscito con il nuovo album Colpa delle favole che in poco tempo ha già conquistato il disco d’oro.
Ora il cantante ha ventitré anni e si esibisce su quasi tutti i palchi italiani.
Se l'obiettivo della musica è quello di emozionare la gente, Ultimo ci è sicuramente riuscito.
Ascoltando gli album, si passa da canzoni più allegre, che ti mettono di buon umore, a canzoni più tristi, che invece ti fanno scendere una lacrima. Dal suo ultimo album Colpa delle favole, possiamo trarre una delle frasi a parer nostro più belle tratta dalla canzone Piccola stella: “Sei la piccola stella che porto nei momenti in cui non ho luce”. Questa frase insegna quanto una persona possa essere importante e vera anche nei momenti bui, e ci fa capire anche quanto Ultimo metta cuore e impegno per scrivere i suoi testi. A parer nostro è uno degli artisti più completi degli ultimi anni. Vi consigliamo vivamente di ascoltare le sue canzoni perché lasciano un messaggio reale e forte.
Giulia Giuffrida, Michela Gambuzza, Nadia Charraki, Flavia Cataudella IC Linguistico 

Una lezione di vita e di storiaPadre Deo Paluku Mathe: la mia vita a Ispica dopo l’arrivo dal Congo

Ci racconta  la sua Africa?
L’Africa è grande e io ho girato per quasi 3 nazioni (Wanda, Congo, Uganda), in Africa la vita è naturale e la comodità la si può trovare solo nelle grandi città. La maggior parte della popolazione vive in villaggi, per questo egli afferma “che la vita è naturale”. Gli Europei che sono abituati alla comodità della tecnologia e non alla vita naturale non si rendono conto che in paesi come l’Africa la vita è molto difficile, perché l’uomo africano non riesce ancora a trovare soluzioni per migliorare le proprie condizioni nell’ambito della salute, dell’istruzione e dei trasporti, dato che treni e aerei in Africa sono pochi. Poi c’è da dire che il paese viene sfruttato dalle potenze globali. 
Africa ed Europa: un confronto?
Lui afferma che fra l’Africa e l’Europa vi sono molte differenze, in ambito religioso dato che noi Europei abbiamo iniziato ad avere subito contatti diretti con Dio, in Africa invece solo l’Africa del nord ha avuto i contati diretti con Dio, mentre l’Africa centrale e del sud hanno festeggiato ancora solo 100 anni di cristianesimo. Per fortificare la fede in Europa sono state costruite le chiese fin dai primi tempi, invece in Africa tali costruzioni sono state fatte da poco. A far diminuire la fede religiosa vi sono pure le distanze dato che in Africa un fedele per andare a celebrare la propria devozione deve fare 5 chilometri a piedi. Io andavo a pregare presso una chiesa facendo tantissimi chilometri a piedi.
L’ Europa è fortunata in ambito sociale: date le avanzate tecnologie nei trasporti i genitori sono in grado di accompagnare i figli a scuola. Le strade belle fatte così si trovano nei paesi colonizzati dall’Inghilterra perché secondo la storia che noi studiamo a scuola molti paesi sono stati colonizzati dall’Inghilterra.
In ambito sociale per esempio la donna non può guidare l’auto del marito o avere lo stesso conto in banca come succede per la donna in Italia. Anche nell’ambito delle eredità la donna non può ereditare beni se in famiglia ci sono fratelli. In Africa non c’è la democrazia ma la dittatura,  le strutture politiche non sono rispettose dei diritti civili. La cosa che in Italia lo ha colpito è stata l’uguaglianza tra tutta la gente nella vita quotidiana, per esempio nel parcheggiare, tutti in Italia abbiamo gli stessi diritti sia tu vescovo o anziano, ragazzo o bambino. C’è troppa differenza tra Africa e Europa sia in ambito sociale, politico e religioso. In Italia riuscite a trarre profitto di quello che è stato fatto dai vostri genitori e lo migliorate sempre ancora oggi. In Africa mancano i mezzi per fare, tutto diventa impossibile perché non ci sono le infrastrutture.
Lei è sempre stato cristiano sin da piccolo?
Posso dire si e no no perché io sono stato battezzato da grande. Sono nato nel 1971ve sono stato battezzato nel 1984 quindi a tredici anni perché i miei genitori non erano sposati in chiesa quindi da noi la legge ecclesiastica non permetteva di battezzare i loro figli ma dico sì perché da piccolo sono stato sempre in chiesa. Nel 1991 sono entrato nel seminario dopo la scuola superiore, e sono diventato sacerdote nel 2002
Qualcuno le è mai andato contro ostacolando il suo cammino di fede e di vita?
Tutta la mia famiglia è diventata cattolica successivamente alla diffusione del cattolicesimo, da voi la famiglia è stretta perché composta da madre padre e figlio, invece in Africa la famiglia è allargata con molti più figli; la mia scelta di diventare sacerdote è stata condivisa da tutta la  famiglia ma ostacolata dalla zia e da una sorella che ancora oggi non vivono bene questa mia scelta. 
Quando era un adolescente sognava di diventare sacerdote o aveva un altro sogno?
Sin da piccolo il sogno era quello di diventare sacerdote però durante la crescita alcuni avvenimenti mi fecero cambiare idea fino all’ultimo anno della scuola superiore in cui il sogno si ripresentò forte, fortissimo.
Come si è sentito quando è arrivato in Italia?
Appena giunto in Italia il 14/09/2016 mi sono sentito ben accolto e soprattutto mi sono ricreduto sull’idea negativa  che avevo degli Italiani. Appena arrivato a Catania ho notato il lavoro dei servizi dello Stato, i  responsabili non hanno ostacolato il mio viaggio, una volta arrivato ho mostrato il passaporto e ho potuto proseguire il mio cammino e attraverso un mezzo della diocesi di Noto sono stato scortato fino alla sede diocesana. Prima di arrivare avevo paura di incontrare voi italiani, ma una volta arrivato a Noto si è sentito accolto, ma soprattutto il giorno dopo essere arrivato a Ispica i ragazzi e gli adulti hanno cominciato a pormi alcune domande ed io mi rattristavo perchè non sapendo parlare l’italiano non potevo dare risposta.
Io, così come i miei connazionali, avevo una cattiva opinione nei confronti dell’uomo bianco e quando ho riportato  nel mio paese tutto ciò che ho visto sono riuscito a far cambiare idea ad alcuni.
Una delle principali differenze sono i rapporti di coppia tra maschio e femmina, un ragazzo e una ragazza riescono a stare fidanzati  per più di 10 anni senza fare figli, mentre nel suo paese una coppia non riesce a stare più di 3 mesi senza fare figli.
Cosa le manca dell’Africa?
Mi manca la  famiglia e il mio paese. Da quando mi sono trasferito in Italia ed ho cominciato a sentire le notizie riguardanti il mio paese ho cominciato a vedere i fatti con occhio diverso. Se io vivessi ancora in Africa guarderei ai fatti africani  con occhio diverso. La notizia  che oggi mi ha sconvolto e che se fossi ancora in Africa non mi avrebbe sconvolto è stata quella di una ragazza che non ha potuto fare gli esami del superiore perché rimasta incinta. L’unica cosa a livello ambientale che mi manca davvero è il contatto diretto con la natura che in Europa è difficile mentre in Africa vi sono foreste ancora non toccate dall’uomo.
Quale è il suo piatto preferito in Italia?
Non singolare ma plurale. La pasta, la pizza e le focacce, mi piace il gusto della cucina italiana.

Flavio Ganci Giuseppe Floridia Fernando Vernuccio 1° Classico

Intervista a Mario Gieri rappresentante di Istituto

È un nostro punto di riferimento a scuola e abbiamo deciso di intervistarlo. È Mario Gieri, rappresentante di Istituto degli studenti del Liceo. 
Ti senti addosso tutta la responsabilità di tutti gli studenti?
Da un lato sì da un lato no, perché essere rappresentante d’Istituto è un lavoro molto duro. Hai la responsabilità di tutta la scuola perché rappresenti appunto circa 700 studenti. Tutto quello che faccio io è come se lo facessi per ognuno di loro. Agisco sempre andando incontro ai ragazzi e cercando di non far pesare mai nulla.
Come hai reagito quando hai scoperto che Luigi ha ottenuto più voti di te?
Non mi è importato più di tanto, perché l’obbiettivo principale era quello di  essere eletti insieme.
Credi che essere rappresentante ti aiuti ad aumentare la tua popolarità o le tue amicizie?
Io direi che è un 50 e 50. Basandomi sulla mia esperienza personale, perché anche prima di essere rappresentante avevo molte amicizie in praticamente tutte le classi, magari dà un po’ di popolarità ma la cosa più importante è mantenere l’umiltà, perché rappresentando 700 studenti sei il loro riferimento.
La tua vita da rappresentate influisce su quella personale?
Tantissimo!!! Quando io e Luigi abbiamo deciso di candidarci sapevamo che c’era da fare molto lavoro, ma sicuramente non ci aspettavamo tutto questo lavoro. All’inizio poteva sembrare bello uscire e perdere ore di lezioni, ma adesso sta diventando stressante non essere presente ad esempio alle spiegazioni. Talvolta il giorno dopo ho un compito o un’interrogazione e mi tocca fare a casa da solo tutto il lavoro che è stato svolto in classe insieme al professore. Per questo motivo cerco di ridurre le uscite a quelle veramente necessarie.
Credi che poter lasciare un cambiamento in questa scuola sia positivo che negativo?
Sinceramente sì, in questi 4 anni ho avuto modo di vedere come è stata gestita la scuola e soprattutto le assemblee organizzate dagli altri rappresentanti e ho notato che molti studenti erano annoiati e distratti. Quello che stiamo cercando di fare io e Luigi è proprio quello di coinvolgerli e farli interagire durante le assemblee. 
Quali sono le tue intenzioni per il tuo futuro e cosa farai dopo il liceo?
Dopo il liceo, il mio sogno è quello di riuscire a entrare in Medicina, infatti oltre a dedicarmi sempre alla scuola nel fine settimana faccio dei corsi di preparazione ai test d’ingresso.
Cosa ti fa arrabbiare e cosa ti rende felice? 
La cosa che mi fa arrabbiare di più è quando alcuni docenti non valorizzano l’impegno che impieghiamo io e Luigi e pensano solo al tempo che perdiamo noi o gli studenti interessati nelle attività. 
Quello che mi fa piacere è quando i ragazzi o docenti vengono a complimentarsi con noi per quello che facciamo. Questo succede spesso durante le assemblee
Maira Caccamo, Martina Mavilla, Clelia Iaci, 1°CL

Luigi Cataudella: l’intervista al rappresentante di istituto del Liceo



Luigi Cataudella così si racconta ai nostri microfoni.
Perché ti sei candidato come rappresentante d’istituto?
I motivi sono tanti però principalmente perché l’anno scorso mi è stato chiesto e io ho accettato dopo averci pensato per un po’. A settembre ho deciso ufficialmente di candidarmi perché credevo di avere delle buone idee da poter attuare nel corso dell’anno suscitando l’interesse e l’entusiasmo di tutti gli studenti del Curcio.
Quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Per quanto riguarda la mia vita scolastica, dopo il diploma, vorrei iscrivermi alla facoltà di giurisprudenza e provare a diventare un magistrato 
Nei nostri confronti ti ritieni un tipo autoritario o un tipo alla mano?
Sono un tipo molto alla mano: mi piace scherzare, essere ironico con tutti e non prendere le cose troppo sul serio, per le assemblee abbiamo trattato argomenti molto importanti (non sempre)  e ho sempre cercato dopo di alleggerire il carico e  di non renderle troppo pesanti. 
Come ti sei sentito quando hai vinto le elezioni?
È stato bello perché ho avuto tantissimi voti, poiché pochissimi rappresentanti di questa scuola hanno ricevuto più voti di me. Ero sicuramente felicissimo: la prima cosa che ho fatto è stato avvisare tutti i miei compagni. Capire che tutti stavano credendo (quasi la maggior parte dell’ istituto) in me mi ha fatto sicuramente molto piacere, poi quando ho saputo che anche Mario è stato eletto diventando rappresentante la felicità si è raddoppiata quindi abbiamo affrontato insieme quest’anno difficile per noi.
Cosa noti sia cambiato nel corso degli anni nella vita della scuola volgendo lo sguardo a tutti i vari rappresentanti degli studenti?
Ció che mi piace di più rispetto di quest’anno è che c’è molta più libertà nelle assemblee e che i ragazzi possono uscire liberamente dalla palestra rispetto agli altri anni. Le assemblee sono molto diverse, i temi sono più leggeri , si scherza molto, ci sono molti più giochi, non ci sono ospiti che vincolano i ragazzi ore e ore seduti per ascoltare cose che possibilmente hanno già ascoltato. Sono soddisfatto anche del fatto che abbiamo portato avanti una campagna di risparmio per l’organizzazione della giornata degli studenti del Curcio  non chiedendo un  contributo esoso ma  essenziale senza di cui  non si può fare nulla. 
Chi ricordi come miglior rappresentante?
Il miglior rappresentante d’istituto che ricordo credo sia stato Carmelo Covato, perché comunque oltre ad essere un ragazzo intelligentissimo era un ragazzo molto fine, educato; nei nostri confronti è stato veramente il massimo, ha sempre affrontato temi,anche se pesanti, con il giusto metodo. Anche Alessandra Campanella, una ragazza bravissima e dolcissima. Entrambi sempre molto puntuali, ci tenevano aggiornati passo per passo e questo mi permette di dire che sono stati i migliori che ho avuto in questi cinque anni 
Cosa pensi di Mario? Avevate già un rapporto prima della candidatura? La vostra amicizia ha delle solide basi?
Certo, io e Mario siamo stati compagni di classe alle medie per tre anni, anche compagni di banco e dopodiché lui ha scelto il liceo scientifico e io quello classico quindi ci siamo divisi ma comunque siamo rimasti amici nel tempo, non ci siamo mai separati. Avevamo un rapporto molto più stretto alle medie e ovviamente come è normale che sia ci siamo un po’ allontanati, ma poi dopo il terzo anno ci siamo appunto riuniti fino a quando siamo arrivati al quarto decidendo di candidarci insieme; per fortuna la nostra esperienza come rappresentanti di istituto è stata positiva e sì, la nostra amicizia ha delle solide basi.
 Sofia Giardina Alice Agosta Martina Rendo e Giorgia Lo bue 1°C Linguistico

Intervista esclusivaMaurizio Franzò, il preside, l’uomo


 Qual è il punto di maggior orgoglio nella scuola?
Assaporo l’orgoglio quando vedo gli sforzi che compiono i vari docenti, il personale  e gli studenti spendersi per la scuola, per concretizzare idee, progetti, iniziative.
Da quanto tempo riveste questo ruolo?
Svolgo il ruolo di dirigente scolastico dal 2007, per cui sono 12 anni.
Cosa può essere migliorato all'interno dell'istituto?
Dal mio punto di vista, per una questione di impostazione personale, sia in campo lavorativo che nella vita quotidiana, ci può sempre essere qualcosa da migliorare. Immaginare che tutto possa essere perfetto è impossibile. Ci sono cose non dipendenti da me come i locali scolastici, nei quali occorrerebbe una rivisitazione al fine di creare  altri spazi  per gli alunni o per lo svolgimento di varie attività. Ma nonostante gli sforzi che è possibile eseguire, non dipende tutto da me. Per esempio, avrei voluto che l'istituto avesse una sorta di refettorio, una mensa nella quale trascorrere la pausa ricreativa o gli intervalli pomeridiani. Un altro desiderio sul quale si potrebbe lavorare molto è quello di rendere l' attività che svolgono gli studenti più armonica. Questo perché talvolta il ritmo che viene imposto nell' attività didattica non risulta equilibrato durante l'anno. Si alternano, infatti, momenti di accelerazione, momenti di pressione e di tensione, a momenti di eccessivo rilassamento. Tante altre situazioni andrebbero rivisitate sempre partendo da un vero  confronto. Ciò che ancora andrebbe migliorato è il coinvolgimento dei genitori. Nella scuola ci sono infatti circa 1.200 studenti, dovrei ritrovarmi circa 2500 persone che vengono a parlare ai docenti, a conoscere ... E questo non accade. Lo si vede soprattutto nelle elezioni degli organi collegiali, nei quali è presente il 10 %dei genitori. Ma questo non è un problema solo del nostro istituto, ma un problema generale di tutte le scuole, soprattutto quelle secondarie. Occorrerebbe un' intera giornata per rispondere a questa domanda.
Volevamo sapere se ha particolari progetti futuri per la nostra scuola ?
Dopo 12 anni di lavoro qui, arriva il momento in cui si programma qualche iniziativa.  I progetti futuri in questo momento sono finalizzati a rendere in alcune sezioni e in alcuni indirizzi l'attività didattica più agevole; ci sono delle zone di sofferenza, ma purtroppo dovute sempre ai locali scolastici. Il nostro istituto accoglie e raccoglie da parte delle famiglie una positività, noi vediamo un numero di iscritti che va ad aumentare, abbiamo delle classi che aumentano e io non ho disponibilità di spazio fisico nelle aule. Per esempio quest'anno scolastico avrete notato che abbiamo trasferito due classi dell'alberghiero nei locali che di solito vengono utilizzati nei licei, se continua il trend il prossimo intervento sarà una riorganizzazione dell'attività didattica: nel senso che le lezioni non potranno più essere fatte in un'unica classe, ma sarete voi a girare per le aule in base alle materie. Questo laddove avremo la necessità di avere spazi in più e faremo probabilmente lavorare su cinque ambienti sette classi. Quindi lo sforzo, il programma futuro è riuscire a dare risposta alle esigenze che hanno le famiglie di iscrivere i loro figli nel nostro istituto. Siccome noi vogliamo accogliere tutti troveremo una soluzione concordandola con voi e con gli insegnanti, perché  dovrebbe cambiare l'aspetto proprio organizzativo della scuola.
Le è mai capitato di dover prendere decisioni drastiche a scapito dell'istituto?
No, a scapito dell'istituto inteso a danneggiarlo, mai. Decisioni drastiche intendendole come decisioni non programmate e quindi, dover dare una risposta immediata, sì,  ma non a scapito dell'istituto. Non ho memoria in tal senso, non mi sembra.  Tramite decisioni nell'immediato, assumendomi la responsabilità ovviamente, qualcuno si è visto danneggiare probabilmente, ma non mi pare. Sarà perché forse dimentico le cose negative più facilmente.
Quali sono gli obiettivi che si augura per i suoi studenti?
Svolgendo questo ruolo per me non siete solo studenti , siete figli di tanti genitori e in quanto tale, mi immedesimo in loro. Quindi quello che mi auguro è che possiate affrontare tutti i problemi che in questa fase della vostra vita si presentano: nello studio, nelle relazioni con i vostri compagni, nel rapporto con i vostri docenti. E ancora  che possiate lavorare a scuola serenamente e, in modo equilibrato, raggiungere un livello di conoscenze e competenze che vi consenta di poter affrontare bene ciò che è fuori dalla scuola. Questo è il mio auspicio e il filo conduttore nel mio lavoro qui ogni giorno. Spero infatti di essere in grado di organizzare e di rendere il vostro ambiente di lavoro il più sereno possibile. Non sempre, però, è possibile , perché le dinamiche sono tante e le variabili sono eccessive. Lo sforzo, dovuto alle differenti dinamiche e alle eccessive variabili, è dunque finalizzato a questo.
Qual è il clima che aspira ad ottenere  all'interno della sua scuola?
Come intendevo prima, dovrebbe essere un clima relazionale nel quale i problemi si affrontano,non si pongono soltanto, e cercare ad essi la soluzione più adeguata. Se mi viene chiesto se questo clima è già esistente o no, riguardo ciò abbiamo svolto un'indagine  qualche anno fa dalla quale emergeva che il personale amministrativo, tecnico e ausiliare, soffriva dell'eccessivo lavoro che c'era nell'istituzione scolastica. E allora non sempre si riesce a creare un clima dove si ha il tempo per affrontare in modo utile e opportuno i problemi che si presentano. Il mio auspicio è realizzare un clima nel quale regni il dialogo, uno strumento per trovare soluzioni compatibili alle regole, evitando dunque di agire andando oltre esse.
Che tipo di studente era da giovane? E che scuola frequentava?
Partiamo dalla domanda più semplice: che scuola frequentavo? Avendo una predilezione per la matematica ed essendo al tempo  ad Ispica solo il liceo classico, io frequentavo il liceo scientifico di Modica. Ero molto appassionato di sport, per cui cercavo sempre del tempo da dedicare ad esso e quindi di conciliare gli impegni scolastici con gli impegni sportivi. Non ambivo al massimo dei voti, ma svolgevo il mio dovere, nonostante non fossi un "secchione".
•  Si rivede nelle azioni “sbagliate” di alcuni studenti?
Si, certo. In molti alunni. È inimmaginabile dovervi dire di non aver mai compiuto azioni come quelle che talvolta fate voi. Gli errori servono a discernere poi ciò che va fatto da ciò che si dovrebbe evitare di fare. È normale farne alla vostra età.
Qual è il motivo particolare per cui ha deciso di intraprendere questa carriera?
Credo che io mi ci sia ritrovato per una questione di inclinazione particolare, nel senso che quando insegnavo ho immediatamente fatto il vicepreside. Quindi è un lavoro che faccio da più di 20 anni, perché quando si lavora in stretta collaborazione con il preside quasi sempre ci si ritrova ad affrontare delle problematiche e bisogna trovare delle soluzioni. Non è stato un grande sacrificio passare dall'essere insegnante al ruolo del dirigente; sono due lavori completamente diversi. Se dovessi dirti cosa mi manca del lavoro da insegnante è parlare con gli alunni, perché è una cosa che arricchisce tanto. Una cosa che consiglio a tutti è essere consapevoli delle scelte prese. Farsi un esame di coscienza dove ci chiediamo " ho dato il massimo?", "potevo fare di più?".
Qual è la cosa che più in assoluto non tollera dei suoi alunni e invece cosa la rende più fiero di dirigere questo istituto ?
La cosa che non tollero non solo negli alunni, ma in generale, è la maleducazione. Il rapporto con le persone deve essere vissuto con delle forme che si richiamano a quei concetti di educazione che mi sono stati imposti sin da piccolo, almeno per me. Però quest'atteggiamento serpeggia non solo nel mondo degli adolescenti, ma anche nel mondo degli adulti, e questo mi fa molto più male perché gli input negativi che vi arrivano sono veramente elevati. Posso tollerare un ragazzo che ha difficoltà nello studio, a concentrarsi, ma che a questo aggiunga un atteggiamento irrispettoso nei confronti delle persone o delle cose mi fa arrabbiare. Quello che mi inorgoglisce invece, è proprio vedere l'opposto: cioè ragazzi rispettosi nei confronti delle persone e delle cose, che si impegnano a raggiungere i loro obiettivi scolastici e, pur avendo le loro difficoltà, si sforzano e danno il massimo di se stessi. Si vede che il messaggio è stato recepito. Perché prima arriva il rispetto per le persone e delle cose e se a questo si affianca l'impegno e si raggiungono i risultati, abbiamo l’ ottimo.
Qual è la sua squadra preferita e il piatto che preferisce ?
Io ero un tifoso del Milan sono cresciuto ai tempi prima con Rivera, però è da un po' che non seguo più lo sport con la passione che avevo una volta. Nel senso che adesso non mi identifico in qualche squadra di calcio. Quando guardo una partita tifo sempre per la squadra più debole, sarà una questione di indole. Da giovane giocavo anche io a calcio, anche se avevo avuto difficoltà nel praticarlo perché gli allenamenti erano nel pomeriggio e avevo poi difficoltà nel concentrarmi nello studio; così mi sono dedicato alla pallavolo,che è un altro sport bellissimo, per qualche anno. Poi all'università non ho potuto più praticare sport attivi. Riguardo al piatto preferito, non so se ho veramente un piatto preferito. Mi piacciono molto i ravioli, però non disdegno nessun altro piatto.
Qual è la sua musica preferita e che hobby preferisce ?
In musica sono una frana. Io ho studiato pianoforte per quattro anni, però non sono particolarmente attratto. Non ho una preferenza particolare per la musica, mi piace perché sprigiona in te una sensazione di serenità e può esprimere lo stato d'animo in cui ti trovi. Ci sono momenti in cui può piacerti un tipo di musica. Riguardo agli hobby, per averli ci vuole il tempo libero e avanzando con l'età si capisce che se ne ha sempre meno. Però a me piace tantissimo il mare, mi piacerebbe vivere in una barca. Durante il periodo estivo mi piace andare a visitare i fondali, guardare i pesci e tutto quello che c'è. Mi piace anche viaggiare, visitare luoghi mai visti e in generale tutto ciò che mi dona informazione e cultura e che riesce a rendermi sereno, tra cui leggere.
Qual è l'esperienza più bella che ha vissuto in questo campo?
L'esperienza più bella la si vive ogni giorno. Nella sfera lavorativa, per esempio, nei giorni scorsi si è svolto un seminario di formazione per i dirigenti scolastici di Ragusa e di Siracusa, nel quale abbiamo parlato di problemi che si presentano alla vostra età come il bullismo, il cyberbullismo e di come approcciare ad essi. Ciò che mi ha reso orgoglioso della scuola è il fatto che si è riusciti ad organizzare tutto in maniera impeccabile. O anche la ben riuscita accoglienza degli ospiti tedeschi, o l'alternanza scuola-lavoro degli alunni del liceo classico svolta lo scorso anno con la pubblicazione di un libro...insomma tutto ciò che viene realizzato bene, mi dà soddisfazione.
Qual è invece l'esperienza meno piacevole che ha vissuto da quando riveste questo ruolo?
Per esperienze meno piacevoli intendo i momenti in cui qualche studente si mette nei guai,uscendo fuori dalle regole, come accade durante i viaggi d'istruzione, poiché reca imbarazzo alla scuola e alla famiglia e sono costretto a prendere provvedimenti. Ma ciò che è ancor più spiacevole è non riuscire ad aiutare un alunno che rischia di perdere l'anno, magari a causa di problemi familiari. È sconfortante poiché in un certo senso lui ha perso un "anno di vita" nel suo percorso e non lo ha fatto consapevole di ciò.
Che insegnamenti vorrebbe trasmettere ai giovani?
Non ritengo di essere una persona dispensatrice di messaggi: ritorniamo con i piedi per terra. Alla pari di tanti  ho seguiti un percorso di studi. Sulla base di ciò consiglio di non lasciare nulla di intentato, di armonizzare il vostro tempo e le vostre risorse:cercate di rendere equilibrate le vostre giornate. Di conoscere voi stessi, cercare di stare bene con gli altri e di dare ad ogni cosa il vostro ruolo. Non facile alla vostra età, talvolta neanche da adulti si riesce. E soprattutto parlate dei vostri problemi con i vostri genitori, sempre.

 Serena Ciranna e Cristiana Sessa 1° Classico

martedì 14 maggio 2019

Sessantaseienne aggredito fino alla morte dalla “comitiva degli orfanelli”A Manduria si picchia per noia

Tutti sapevano ma nessuno ha fatto nulla per arrestare l’accaduto
Antonio Stano è deceduto a Manduria il 23 Aprile 2019. A causare il suo decesso sono state numerose aggressioni da parte di una banda di otto ragazzi, di cui sei minorenni. I ragazzi si sono recati numerose volte presso la casa in cui alloggiava Antonio ed hanno in seguito ripreso con i cellulari la triste vicenda. Questi video, che hanno girato per giorni tra i social dei ragazzi, sono testimonianze dirette delle violenze. Da questi ultimi possiamo anche renderci conto della sofferenza dell’uomo che sentiamo spesso urlare: “Sono solo”. Nonostante la circolazione di questi video, nessuno si è mobilitato per prendere provvedimenti, nessuna denuncia, nessuna parola. Al contrario una madre ha cercato di giustificare il proprio figlio per non essere intervenuto. Una madre ha fatto ricadere la colpa sul fatto che, nella città in cui vivono, non ci sono attività che possano coinvolgere i ragazzi. Non ci sono bar, né centri sportivi od oratori. Gli adolescenti sarebbero stati spinti, quindi, dalla noia. Ed è proprio con questa affermazione che ci si chiede fino a dove possa arrivare una persona. Prendersela con un povero anziano che si sta semplicemente godendo l’autunno della sua vita non è da umani. Ma quello che sconvolge ancora di più è il fatto che la madre abbia cercato di difendere il figlio e non piuttosto di fargli capire l’errore commesso. Chissà dov’è finita l’umanità! Questa storia deve essere d’esempio per tutti noi e aiutarci a ritrovare il nostro lato più umano. Dobbiamo preoccuparci di più per tutto ciò che ci circonda e non rimanere indifferenti di fronte ad una situazione qualsiasi, sia che ci riguardi in prima persona sia che riguardi il prossimo. Se il nostro vicino sta male aiutiamolo con una parola di conforto. Stessa cosa per un amico, un familiare o un qualsiasi sconosciuto. Perché non bisogna scordarsi che tutto il bene che diamo prima o poi ci sarà ricambiato. Un altro insegnamento fondamentale che possiamo estrapolare da questa storia è quello di non dimenticarci di cosa è realtà e di cosa invece non lo è. I ragazzi di oggi sono troppo abituati a stare davanti allo schermo del proprio cellulare, computer o console. Questi apparecchi occupano ore ed ore all’interno della giornata dei giovani tanto che quasi non si riesce più a distinguere ciò che si vede su internet da quella che è la vita vera. Quindi lasciamo la violenza nei videogiochi ed impariamo a divertirci in modo sano. Perché se lo si vuole qualcosa da fare si trova sempre, che sia farsi una passeggiata o giocare a pallone per le strade.   
 Giulia Giuffrida e Michela Gambuzza 1^C Linguistico    


Un confronto con Aleksander Melli, ambientalista norvegese

Abbiamo avuto il piacere di porre alcune domande ad Aleksander Melli, un ambientalista che ama così tanto la Sicilia da lasciare la sua terra natale, la Norvegia, occupandosi appieno dei problemi ambientali che affliggono il nostro territorio. 
Cosa la spinge ad occuparsi dell’ambiente?
I motivi che mi spingono a dedicarmi all'ambiente sono tanti, ma vorrei partire da quello principale: da circa vent’anni la scienza si è accorta che il nostro pianeta è sulla soglia di cambiamenti catastrofici per il clima terrestre. Mi occupo quindi dell’ambiente perché ci troviamo in una situazione davvero grave. Penso sia molto difficile da parte di un genitore trovarsi costretto a far vivere i propri figli in un mondo in cui ci sono dei cambiamenti che porteranno a delle conseguenze sfavorevoli per la civiltà umana. La nostra società continua a non preoccuparsi di problemi di questo genere e invece da tutti i paesi del mondo servirebbe maggiore collaborazione. Fondamentalmente mi occupo di questo tema per i miei figli e per voi ragazzi. 
Chi o cosa ha suscitato in lei questo tipo di interesse?
Come già detto, ciò che mi ha spinto ad interessarmi a questo tema è la voglia che i miei figli nel futuro possano vivere in un mondo migliore rispetto a quello in cui stiamo vivendo oggi e inoltre l’amore che provavo già da piccolo per la natura 
Come pensa che noi giovani potremmo migliorare il nostro ambiente?
Partendo dal presupposto che sono dell’opinione che non bisogna addossare troppa responsabilità ai giovani, sta a voi scegliere cosa volete fare a riguardo; la risposta è già intorno a voi. Nel senso, possiamo portare come esempio Greta Thunberg che sta cercando di cambiare il mondo nonostante la sua giovane età e io penso che una delle risposte sia lì. Questa è una forma di attivismo civile che fa capire a noi adulti che è tempo di darsi una mossa. Ci sono mille cose che possiamo fare, come ad esempio utilizzare il meno possibile la plastica usa e getta. Comunque ognuno nel suo piccolo può salvare il mondo. Se una ragazza di 16 anni sedendosi davanti al Parlamento Svedese è riuscita a creare un movimento, immaginate quanti piccoli movimenti possono nascere da voi.
Quali sono i tuoi prossimi obiettivi?
In questo momento sto scrivendo un libro e sto cercando di scriverlo nel modo più leggibile possibile. Racconterò delle storie complesse semplificando l’aspetto morale e personale del cambiamento climatico. Cercando di far capire che sono cose che mi toccano profondamente. Ci sono tanti libri che raccontano di vicende analoghe alla mia e io cerco di raccontarle in modo personale. Ma il mio vero prossimo obiettivo, senza girarci troppo intorno, è quello di fare una azione di disubbidienza civile. Si tratta di una protesta non violenta durante la quale si infrangono alcune delle leggi per crearne delle altre. Martin Luther King e Gandhi l’attuarono poiché si trovavano sotto attacco dallo Stato Americano e vinsero, e anche noi purtroppo ci troviamo costretti ad usare metodi come questi. Senza questa forma di movimento non riusciremo a cambiare questa situazione.
Abbiamo visto il suo tatuaggio, può dirci cosa significa?
Io sono sempre stato indifferente ai tatuaggi, ma quando i miei figli hanno deciso di incidersi sulla loro pelle uno di questi con un significato a me molto vicino, ho deciso di fare lo stesso. Rappresenta la soglia di particelle di CO2 per milione che bisogna mantenere o diminuire per vivere ancora bene nel nostro pianeta. 
Qual è il suo cibo preferito? 
Adoro il cibo italiano soprattutto il risotto con gli asparagi, invece il piatto norvegese che più preferisco è una pietanza a base di carne di pecora e spezie varie. So che può sembrare un piatto abbastanza strano o per meglio dire “particolare” ma vi assicuro che si tratta di un piatto molto gustoso. 
Cosi Aleksander Melli ha salutato noi partecipanti. 
Francesca Modica,Cristina Puglisi, Roberta Papaleo 1^A classico

La Banca Agricola Popolare di Ragusa: un confronto a 360 gradi con il responsabile del settore finanza Giuseppe Inì

Durante il corso di giornalismo abbiamo avuto modo di parlare di economia e abbiamo avuto la possibilità di intervistare Giuseppe Inì, responsabile settore finanza da 22 anni della Banca Agricola  di Ragusa che è la banca più inserita nel territorio della nostra provincia. 

1. Qual è la storia della Banca?
La banca si chiama Banca Agricola di Ragusa perché la sede centrale nasce a Ragusa 130 anni fa dalla fusione di tre piccole Banche locali ed è una società cooperativa. Ha la funzione di erogare i suoi servizi proprio  a questo ambito di cittadini e innanzitutto ai soci.
È una Banca che 130 anni fa  cominciava la sua attività per finanziare l’ agricoltura, che all’ inizio del secolo scorso era praticamente l’ unica attività economica di un certo rilievo nei nostri territori. Crescendo la Banca  e modificandosi  l’economia si ci è messi in grado di finanziare ed erogare altri servizi come il pagamento  anche ad altre  imprese che lavorano nei settori economici diversi. Possiamo trovare delle filiali a Siracusa, Catania , Enna e Messina, e da qualche anno si è aperta una succursale situata esattamente dietro il Duomo di Milano .
2. Che cosa sono le azioni?
Le azioni sono dei titoli che permettono ai singoli di investire nel capitale di un’azienda e di diventarne comproprietari cioè investe il suo patrimonio per un investimento. 
3. Quando è stata fondata la Banca?
È stata fondata 130 anni fa non si chiamava ancora Banca Agricola Popolare di Ragusa. Quando è stata fondata aveva solo 10 sportelli e adesso è più strutturata .
4. Quante sedi ha in Italia e nel mondo, e quanti clienti ha?
Le filiali della Banca sono 97 con diversi gradi di importanza  da quelle più piccole a quelle più grandi, quelle più grandi si chiamano succursali e quelle più piccoli si chiamano filiali.
5. Quali sono gli  aspetti positivi e negativi di lavorare  in una  Banca?
Gli aspetti dipendono tutti da come viene approcciato il lavoro, se una missione viene portata  a termine questo è un aspetto  positivo,  un aspetto negativo potrebbe essere la ripetitività di certi compiti.
6. Qual è l’esperienza negativa e positiva che ha vissuto in tutta la sua carriera?
Un’esperienza negativa è stata quando la Borsa Americana è crollata  del 6% a causa dell’attacco terroristico alle Torri Gemelle e questo ha fatto indebolire il cambio del dollaro nei confronti dell’euro e ha mandato nel panico più totale tutti i mercati finanziari. Un’ esperienza positiva è stata quando mi hanno dato la responsabilità del settore finanza.
7. Quali sono oggi i problemi della Banca?
Come ogni azienda anche la Banca ha i suoi problemi che sono legati all’andamento delle economie. Si stanno vivendo le crisi economiche più gravi da quando esiste l’ economia moderna. Il principale problema della Banca è riuscire a finanziare l’ economia nel momento in cui si è nella linea bassa della  “U” .
8. Lavorare in Banca è un bel lavoro?
In Banca si possono fare tanti lavori dall’autista al presidente dell’amministrazione. In ogni Banca c’è chi si occupa della selezione del personale, chi si occupa della formazione del personale e c’è chi si occupa di registrare le informazioni. Poi ci sono i colleghi  della sede centrale che lavorano per far sì che le filiali creino le procedure informatiche per fare le operazioni.
Francesca Floridia e Ilaria Galifi, 1^A Classico

La vera letteratura dura per sempreL’infinito di Leopardi compie 200 anni

L’infinito di Giacomo Leopardi compie 200 anni, Recanati e Napoli, si riuniscono in onore del poeta.
L’Italia resta fedele al grande poeta e le celebrazioni per onorare lui e le sua grande opera, sono state fatte il 21 marzo in coincidenza col festival dalla poesia, in cui viene celebrata la poesia in tutte le forme in cui la conosciamo.
Ovviamente il festival è stata un’occasione imperdibile per onorare la famosissima e sicuramente una delle più belle poesie della storia: L’Infinito di Giacomo Leopardi.
Le celebrazioni si sono tenute a Recanati, luogo in cui il poeta nacque, e Napoli, luogo in cui il poeta morì e dove è conservato il manoscritto autografato dal poeta, in sintesi sono due luoghi che meritano sicuramente il diritto di ospitare l’evento. L'infinito è una delle liriche più famose dei Canti di Giacomo Leopardi. Il poeta la scrisse negli anni della sua prima giovinezza a Recanati.
Questa poesia sta ad indicare la quiete che Leopardi prova guardando l’orizzonte dalla panchina di un colle a Recanati, egli paragona quest’orizzonte all’infinito dove si perde ma non si spaventa, il perdersi in questo infinito è al contrario per lui un momento di pace.
L’infinito sta ad indicare il tempo che non scorre mai quando si è sereni.
Forse anche noi come Leopardi dovremmo guardare l’Infinito nelle cose di tutti i giorni e naufragare in questo dolce mare.
Fermiamoci anche noi per un secondo a guardare il mare e l’orizzonte, spegniamo i pensieri e perdiamoci in questo dolce infinito che durerà per sempre. Forse in fondo per scrivere 
“L’Infinito” Leopardi non è un autore così pessimista come tutti crediamo.
Silvia Migliorino e Noemi Cannizzaro 1^A Classico

Pozzallo città dell’integrazione

Da molti anni sbarcano a Pozzallo gli immigrati che arrivano spesso in pessime condizioni dalle zone dell’Africa. Arrivano con i barconi stracolmi e in condizioni disastrose, vengono accolti dai centri di accoglienza dove danno inizio ad una nuova vita.
Ci capita molto spesso di incontrarli  per strada, vengono infamati,presi in giro. Ma non sempre hanno il volto dell’uomo nero e cattivo, d'altronde sono uomini proprio come noi, hanno un cellulare,dei vestiti,dei sentimenti e un cuore. 
 Molti si muovono per favorire l’accoglienza di questi stranieri e per farli sentire meno soli nella loro nuova vita in Italia,tra questi ci sono gli scout di Pozzallo che si impegnano nel farli sentire apprezzati e amati, dedicando delle ore alla conversazione con loro 
Proprio negli ultimi mesi, grazie agli scout, abbiamo avuto modo di  parlare con questi ragazzi africani. Ci hanno parlato di come si trovano qui a Pozzallo e ci hanno raccontato le loro storie di coraggio nel lottare per la propria vita. Coraggio che ci spinge a lottare per i nostri sogni e a essere più autentici nella vita e nelle relazioni, noi che siamo nati nell'angolo fortunato di mondo.
         Giorgia Lo Bue e Giulia Lombardo  1^C Linguistico

La storia di Pietro, carabiniere per vocazione

Si chiama Pietro ha 54 anni ed è un carabiniere. Lo abbiamo invitato ed ascoltato. 

1-Un’esperienza bella e un’esperienza brutta della sua carriera.
1-Esperienza bella: all’inizio della carriera nel lontano 1991 quando c’erano gli sbarchi degli albanesi in Puglia, quando abbiamo liberato le scuole perché dovevamo trasferire le famiglie, nel controllare le aule adibite a camere da letto, sotto un letto ho trovato un bambino di pochi mesi abbandonato, per fortuna riuscimmo a trovare i genitori e restituirlo.
Esperienza brutta: quando non sono riuscito a salvare un ragazzo dall’annegamento

2-Soffre molto gli spostamenti dovuti al lavoro?
2-Si, perché capita spesso di dover lasciare la famiglia all’improvviso, senza avvisi

3- Perchè ha scelto di fare il carabiniere?
3- Perchè mio papà mi ha trasmesso interesse verso questo tipo di lavoro, e quindi ho voluto continuare la carriera di mio padre.

4-Ha mai avuto paura?
4- No, perchè ho sempre affrontato con coraggio le situazioni, anche le più difficili

5-Il lavoro di carabiniere è come lo immaginiamo nei film?
5- No, perché nei film fanno vedere le parti migliori, e non la verità.

6- Ha mai usato la pistola?
6-Si, in una delle tante operazioni di cui sono stato impegnato ho dovuto usare la pistola per difendermi.

7-Si sente responsabile nei confronti della sicurezza?
7-Certo, la sicurezza pubblica in Italia deve molto alle varie forze di polizia.

8-E’ vero che non può mai lasciare le armi incustodite?
8-Si è vero, perché l’arma fa parte della dotazione di sicurezza e non si può mai lasciare incustodita.

9-Ha assistito a degli sbarchi?
9- Si ho assistito a numerosi sbarchi, soprattutto quando lavoravo a Lampedusa. Non posso dimenticare quelle esperienze. Ti segnano per sempre.

11-Da quanto tempo lavora nell’arma?
11- Lavoro nei carabinieri dal 3 Novembre 1981, da ben 38 anni.
 Giulia Lombardo, Giorgia Lo bue e Martina Rendo 1^C Linguistico

Anche il Curcio ha partecipato all'European Clean-Up Day

Differenziare significa rispettare se stessi e gli altri, ridurre l’inquinamento e tutelare l’ambiente, differenziare significa contribuire al benessere della comunità e di quelle future.
Questo è l’obiettivo dell’European Clean-Up Day che, con la campagna “Let’s Clean Up Europe”, è una giornata annuale europea creata con lo scopo di ridurre l’abbandono dei rifiuti in natura.
“Let’s Clean Up Europe” è un movimento europeo che contribuisce nel salvaguardare il territorio dai rifiuti smaltiti in modo scorretto.
L’evento clean-up si è svolto in giorni stabiliti in tutta Europa, si svolgerà il 10-12 Maggio 2019, coinvolgendo quanto più possibile tutti i cittadini.  
L’azione di pulizia svolta a Ispica è stata la pulizia delle spiagge da tutti i rifiuti, che sono presenti in ingenti quantità. Hanno partecipato in particolare i ragazzi dello scientifico insieme ai volontari e ai responsabili della Tech Servizi. In particolare noi abbiamo avuto modo di incontrare in classe l’ ingegnere della Tech Daniela Archirasi e l’ispettore ambientale la volontaria Valeria Giunta.
Le cause di grandi quantità di rifiuti e plastica sono varie: 
Cattive politiche di gestione dei rifiuti
Mancanza di sensibilità della popolazione 
Modelli insostenibili di produzione e di consumo
Per aiutare l’ambiente e ridurre u rifiuti dobbiamo impegnarci anche noi per esempio: usando borse in tela, sprecare meno cibo, avviare un sistema di compostaggio…
Abbandonare i rifiuti è un’azione, oltre che sbagliata nei nostri confronti e in quelli delle altre persone. punibile per legge.
Rispettiamo noi stessi e il mondo riciclando e aiutando, partecipiamo tutti a queste iniziative che vengono create per salvaguardare l’ambiente.
Uniamoci per rendere il mondo un posto migliore per noi stessi iniziando da qui.
 Silvia Migliorino 1^A Classico

L’abito non fa il monaco: una riflessione tra l’essere e l’apparire

Quante volte pensiamo che l’essere e l’apparire siano una cosa sola, che l’una dipenda dall'altra, quando in realtà  molte volte questi due verbi hanno un significato opposto .
Nella società di oggi vediamo spesso persone che appaiono in un modo , ma in realtà sono tutt'altro, magari ci innamoriamo di una persona che è gentile, divertente spiritosa , ci innamoriamo di quello che ci fa credere di essere o vorrebbe essere e poi ci accorgiamo di esserci innamorati di una persona inesistente .
Come potremmo farci conoscere da chi ci sta intorno se neanche noi sappiamo realmente chi siamo, se indossiamo quell'abito tutti i giorni che più che un abito è diventato un armatura, che pensiamo ci protegga dai giudizi della gente, dalle cattiverie che potremmo sentire sul nostro conto, dal disprezzo, dalla paura e aggiungerei dalla paura di scoprire noi stessi .
Quell'armatura in titanio che una volta serviva a proteggersi dalle spade e dalle lance, ora fa in modo che quei pugnali siano incastonati nella nostra pelle e non riescano più ad uscire.
Sembra tutti i giorni Carnevale, tutti con queste maschere, una volta , queste maschere che ci coprono il volto, il cuore .
Molte volte ho sentito dire: "Conosco un sacco di  ragazzi e ragazze, ho un sacco di amici" e tutte quelle volte mi sono chiesta " Ma realmente conosciamo i nostri amici?" Su dieci forse ne conosciamo veramente uno o due, forse li conosciamo da più tempo e siamo riusciti a scovare caratteristiche del loro carattere a noi inizialmente sconosciute, ma comunque fin quando avranno quelle maschera noi conosceremo solo l’apparenza e non l’essenza.
Definirei conoscere una persona una caccia al tesoro,un’avventura o quasi una sfida, dove devi superare delle prove per arrivare alla sfida finale, dove dovrai combattere conto un mostro che è 
l’ accettazione, questo mostro quasi invincibile, però sottolineo “quasi”, una volta ucciso si trasformerà in uno scrigno pieno di carbone oppure pieno di gioielli ed oro. Esiste conquista migliore di conoscere gli altri per quello che sono?
Esiste sfida più appassionante che levare quella maschera e bruciare quell'abito e finalmente accettare gli altri con i loro pregi e difetti?
Pirandello diceva : “Uno, nessuno, centomila”. Centomila le maschere che possediamo, altrettante quelle che ci affidano , una che pensiamo di avere, ma in realtà non ne abbiamo nessuna  e aggiungerei un costume da scoprire, quel costume che sarebbe il nostro essere veramente , quel costume dipinto una volta di tantissima paura , ma ora pieno di bellissime macchie oramai indelebili di felicità, di amicizia, di amore .
Concludo consigliando a voi cari lettori di non giudicare, di non soffermarsi su quell'abito che mostra solo una parte di noi, ma cercare di conoscerci per quello che siamo e non per quello che appariamo perché l'abito non fa il monaco.
Bruna Accurso 1^A Classico

Un amico a quattro zampe con un bel musetto

I maiali sono animali estremamente intelligenti, sensibili, affettuosi e desiderosi di ricevere e dare amore. Proprio per questo si sta sempre più diffondendo l'abitudine di tenerli in casa come un qualsiasi altro animale domestico. Un esempio celebre è quello dell'attore George Clooney e del suo amato maiale vissuto 18 anni con lui nella sua lussuosissima abitazione. Attenzione però, i maialini non sono giocattoli da adottare sulla scia dell'entusiasmo. Proprio come altri animali domestici i maialini vanno lavati, spazzolati e accuditi e necessitano di un'alimentazione varia e ricca soprattutto di cereali, frutta e verdura, mentre non bisogna eccedere con i carboidrati perché tendono ad ingrassare. Si devono anche tenere in considerazione le notevoli dimensioni che possono raggiungere. Amano correre e giocare all'aria aperta e quindi è auspicabile avere un giardino in cui possano divertirsi insieme a voi. Quello che solo chi ha la gioia di avere questo adorabile animale come amico sa, è che sarà sempre incredibilmente affettuoso e quando non gli presterete attenzioni le esigerà spingendovi con il grugnetto o dandovi piccoli morsi simili a bacetti. In poco tempo imparerà l'uso della lettiera e del guinzaglio, che come i cani assocerà all'idea delle passeggiate. Il maiale si sentirà a tutti gli effetti un membro della famiglia, alla pari con gli altri. Sarà giocherellone, permaloso, coccolone, dolcissimo e divertente in base alle situazioni. Vorrà sempre starvi accanto, ha un vocabolario vastissimo fatto di urletti, squittii e grugniti che imparerete a comprendere giorno dopo giorno. Se a casa tua l'allegria e la gioia vuoi portare un maialino potresti adottare. Non tutti purtroppo riescono ad aprire le proprie menti e rimangono legati all'idea che i maiali siano animali sporchi utili solo ad essere trasformati in prosciutti e salsicce. Soffermiamoci Inoltre a riflettere sulle vergognose condizioni in cui spesso sono costretti a vivere negli allevamenti intensivi, dove vengono totalmente privati della loro dignità e rinchiusi in piccoli spazi fra feci e urine fino al momento del macello, non appena raggiunto il peso ritenuto opportuno. E se fossi tu un maiale?
Marta Viva 1^A Classico

Unione Europea




L'Unione europea (UE) è una Unione economica e politica, unica nel suo genere, tra 28 paesi (Austria, Belgio, Bulgaria, Cipro, Croazia, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Irlanda, Italia, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Malta, Paesi-Bassi, Polonia, Portogallo, Regno Unito, Repubblica Ceca, Romania, Slovacchia, Slovenia, Spagna, Svezia e Ungheria) che coprono buona parte del continente europeo. 
L'UE è stata creata all'indomani della Seconda guerra mondiale con l'obiettivo di promuovere innanzitutto una maggiore cooperazione economica tra gli Stati membri, partendo dal principio che il commercio produce un'interdipendenza tra i paesi riducendo quindi i rischi di conflitti.
Tuttavia, quella che era nata come un’Unione puramente economica è diventata col tempo un'organizzazione attiva in tutta una serie di settori che vanno dal clima all'ambiente, alla salute, alle relazioni esterne e alla sicurezza e alla giustizia e all'immigrazione. Per riflettere questo cambiamento, nel 1993 il nome di Comunità economica europea (CEE) è stato sostituito da Unione europea (UE).
Tra gli obiettivi dell’Unione Europea vi sono quelli di salvaguardare la pace e ricercare l'unità politica e garantire, attraverso un'azione comune, i progressi economici e sociali.
Per quanto riguarda le istituzioni europee, la principale istituzione dell’Unione europea è il Parlamento europeo che ha sede a Strasburgo.
Il Parlamento europeo (PE) è composto da 751 deputati eletti nei 28 Stati membri dell'Unione europea allargata. Dal 1979 i deputati sono eletti a suffragio universale diretto per un periodo di cinque anni. Con il Trattato di Lisbona i suoi poteri sono stati rafforzati.
Composto attualmente da 7 Gruppi Politici ed organizzato in 20 Commissioni parlamentari, il PE ha competenza nelle seguenti materie:
legislativa: contrariamente alla maggior parte dei parlamenti nazionali, il Parlamento Europeo non ha il potere di iniziativa legislativa. Tuttavia, con il Trattato di Lisbona, l'approvazione del PE è diventata indispensabile per l'adozione della maggior parte degli atti legislativi dell'Unione, essendo stata estesa la c.d. procedura di co-decisione legislativa a circa 50 nuovi settori. La procedura della co-decisione prevede che gli atti normativi dell'Unione, proposti dalla Commissione Europea, debbano essere approvati dal Consiglio Ue e dal Parlamento ed è questa, ormai, la "Procedura legislativa ordinaria"; 
finanziaria: Per l'approvazione del Budget dell'Unione è indispensabile il voto favorevole del PE, seguendo la procedura ordinaria di co-decisione.
controllo politico: il PE "elegge" il presidente della Commissione europea su proposta del Consiglio europeo, tenendo conto dei risultati delle elezioni europee e della maggioranza vincente.
Fanno parte delle istituzioni anche:
- Il Consiglio europeo;
- Il Consiglio dell’Unione europea;
- La commissione europea;
- La Corte di Giustizia;
- La Banca Centrale Europea (BCE);
- La Corte dei conti.
Tra gli Organi consultivi Ue:
- Il Comitato economico e sociale europeo (Cese);
- Il Comitato delle Regioni (CdR);
- L'Alto Rappresentante Ue per gli affari esteri e la politica di sicurezza;
- I Parlamenti nazionali
L’Europa festeggia il suo compleanno il 9 maggio. La data è stata scelta per ricordare il 9 maggio del 1950, quando l’allora Ministro degli Esteri francese, Robert Schumann, in un suo discorso a Parigi, espose la sua idea di una nuova forma di cooperazione economica tra alcuni paesi europei, in particolare per la produzione di carbone e acciaio, che avrebbe reso impensabile una guerra fra le nazioni europee.
La proposta di Schumann è considerata l’atto di nascita di quella che oggi è l’Unione europea che ha garantito al nostro continente un lunghissimo periodo di pace.
C’è però ancora tanta strada da fare prima di raggiungere un’organizzazione pienamente democratica e le sfide da affrontare sono tante: la disoccupazione, i cambiamenti climatici, la fame nel mondo, l’accoglienza dei migranti. 
Per quanto riguarda il rapporto che hanno i giovani con l’Unione europea, da una serie di indagini, emerge che l’Europa è ancora vista come un insieme di realtà eterogenee, con un processo di integrazione incompiuto. Tuttavia solo una minoranza non si sente per nulla o poco cittadino europeo. Soprattutto per i più giovani la possibilità di spostarsi liberamente nei paesi dell’Unione è considerata una conquista positiva, così come l’occasione di fare esperienze di studio all’estero tramite ad esempio i progetti Erasmus o ancora l’opportunità di usufruire dei fondi comunitari per avviare imprese. 
Martina Ruta 5^A Odonto