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martedì 14 maggio 2019

Sessantaseienne aggredito fino alla morte dalla “comitiva degli orfanelli”A Manduria si picchia per noia

Tutti sapevano ma nessuno ha fatto nulla per arrestare l’accaduto
Antonio Stano è deceduto a Manduria il 23 Aprile 2019. A causare il suo decesso sono state numerose aggressioni da parte di una banda di otto ragazzi, di cui sei minorenni. I ragazzi si sono recati numerose volte presso la casa in cui alloggiava Antonio ed hanno in seguito ripreso con i cellulari la triste vicenda. Questi video, che hanno girato per giorni tra i social dei ragazzi, sono testimonianze dirette delle violenze. Da questi ultimi possiamo anche renderci conto della sofferenza dell’uomo che sentiamo spesso urlare: “Sono solo”. Nonostante la circolazione di questi video, nessuno si è mobilitato per prendere provvedimenti, nessuna denuncia, nessuna parola. Al contrario una madre ha cercato di giustificare il proprio figlio per non essere intervenuto. Una madre ha fatto ricadere la colpa sul fatto che, nella città in cui vivono, non ci sono attività che possano coinvolgere i ragazzi. Non ci sono bar, né centri sportivi od oratori. Gli adolescenti sarebbero stati spinti, quindi, dalla noia. Ed è proprio con questa affermazione che ci si chiede fino a dove possa arrivare una persona. Prendersela con un povero anziano che si sta semplicemente godendo l’autunno della sua vita non è da umani. Ma quello che sconvolge ancora di più è il fatto che la madre abbia cercato di difendere il figlio e non piuttosto di fargli capire l’errore commesso. Chissà dov’è finita l’umanità! Questa storia deve essere d’esempio per tutti noi e aiutarci a ritrovare il nostro lato più umano. Dobbiamo preoccuparci di più per tutto ciò che ci circonda e non rimanere indifferenti di fronte ad una situazione qualsiasi, sia che ci riguardi in prima persona sia che riguardi il prossimo. Se il nostro vicino sta male aiutiamolo con una parola di conforto. Stessa cosa per un amico, un familiare o un qualsiasi sconosciuto. Perché non bisogna scordarsi che tutto il bene che diamo prima o poi ci sarà ricambiato. Un altro insegnamento fondamentale che possiamo estrapolare da questa storia è quello di non dimenticarci di cosa è realtà e di cosa invece non lo è. I ragazzi di oggi sono troppo abituati a stare davanti allo schermo del proprio cellulare, computer o console. Questi apparecchi occupano ore ed ore all’interno della giornata dei giovani tanto che quasi non si riesce più a distinguere ciò che si vede su internet da quella che è la vita vera. Quindi lasciamo la violenza nei videogiochi ed impariamo a divertirci in modo sano. Perché se lo si vuole qualcosa da fare si trova sempre, che sia farsi una passeggiata o giocare a pallone per le strade.   
 Giulia Giuffrida e Michela Gambuzza 1^C Linguistico