facebookemail

Pages

giovedì 9 maggio 2019

Incontro con i responsabili AIDO: una lezione di solidarietà e di vita

Si chiama Giuseppe Di Stefano ed è il padre di Luigi. E’ un preside in pensione, responsabile regionale dell’Aido. Prende la parola nel silenzio assoluto di un’aula magna pienissima di studenti di ogni età.  Un uomo forte, che dopo 24 anni dall’uragano, definito così da lui stesso, che ha devastato la sua famiglia, riesce a parlare del suo amato figlio unico con un’eroica serenità. Con delle semplici parole l’ex preside riesce a riportarci a quell’insolito pranzo con il figlio. Egli ritornato da scuola, confessò al padre il desiderio di donare i suoi organi semmai gli fosse accaduto qualcosa. Un responsabile dell’AIDO era andato, infatti, quella mattina  nella sua scuola per spiegare l’importanza dell’atto più bello che un uomo potesse fare verso il suo prossimo: DONARE GLI ORGANI.
In quel momento Di Stefano pensò che la proposta del figlio fosse prematura e attonito gli rispose di non preoccuparsene per il momento. Ci appare nostalgico Di Stefano nel suo racconto e desideroso di fare ritorno a quel pranzo, di cui solo ora capisce il vero significato. “Luigi: ottimi voti a scuola, divertimento sano e soprattutto un ragazzo raro, ecco cos’era per me” afferma il padre amorevole. Ed ecco che arriva la tempesta: un cupo pomeriggio di febbraio arriva una chiamata al padre: “Luigi ha subito un grave incidente in bicicletta”. Parlando del modo in cui si precipitò nel luogo della tragedia, ricorda: “Sullo spigolo del marciapiede c’era il suo sangue, il sangue di mio figlio”. 
Ci sorprende la serenità con cui racconta l’accaduto nonostante il dolore mai sopito. Arrivò in ospedale: la terribile notizia della scomparsa di suo figlio. “ Cosa vuole farne dei suoi organi?” fu la domanda più inappropriata che si potesse fare in quel momento a un padre. Dopo aver risposto seccamente: “NO! Non voglio donare gli organi di mio figlio”, ripensò a quel famoso pranzo e decise di fare la volontà di Luigi. Da qui racconta che quella tragedia donò vita: un rene ad una donna di Modena, l’altro rene ad una simpatica bambina che ricorda sempre a Giuseppe  che grazie al rene del figlio fa la pipì, il cuore ad una madre di 35 anni di Milano, le cornee a due ragazze di Vicenza, il fegato in quanto divisibile e riproducibile ad un bambino di 7 mesi e ad una ragazza diciottenne di Padova. 
Uno dei ricordi più belli che conserva con suo figlio è quella notte in cui venne svegliato da quest’ultimo e venne invitato a guardare le stelle insieme a lui. “ Io ero a letto, vedevo le stelle, e pensai perché non le guardo con mio papà?!” così gli aveva detto Luigi. 
Poi si rivolge a noi il preside Di Stefano e ci dice:
“Mi promettete di fare a tavola ciò che fece Luigi? E di non mettere mai in dubbio l’amore che i vostri genitori provano per voi?”  Capiamo quindi che la donazione degli organi è moltiplicazione di vite ed è molto importante sensibilizzarci a questa scelta. Il silenzio nell’aula magna diventa sempre più assordante perché dopo Di Stefano prende la parola Maurizio Pluchino, padre di Damiano, un ragazzo morto mentre aspettava un polmone che purtroppo non è arrivato. 
Maurizio Pluchino, un padre che per 19 anni ha sostenuto il figlio, Damiano Pluchino, durante la sua battaglia contro la fibrosi cistica, ci ritrae il figlio con le lacrime che gli incorniciano il volto e dal suo racconto ci sembra di conoscere Damiano. Era un ragazzo che desiderava tanto vivere, aveva tanta forza infatti non si è mai abbandonato al dolore anzi, ha combattuto fino alla fine. Nonostante la malattia che pian piano lo distruggeva sempre di più, lui rassicurava i compagni di scuola dicendo: “Non preoccupatevi se quel banco rimarrà vuoto, lo riempiremo insieme.”
“Fino alla fine – dice Pluchino - c’era la speranza, quella dell’arrivo di almeno un polmone, che però non è arrivato. Il tempo non si è fermato Infatti Damiano, lo scorso dicembre, ha cessato di lottare lasciando in tutti un immenso dolore”. Maurizio oggi è un delegato provinciale dell’Aido, un’associazione che cerca di sensibilizzare sulla donazione degli organi, un gesto ricco di generosità che moltiplica le vite.
Il messaggio che cerca di mandare a noi giovani è quello di essere felici per ogni singola cosa che possediamo e di vivere, continuando a custodire il desiderio di vita che aveva Damiano.
Grazie signor Maurizio. Grazie signor Giuseppe. 
Francesca Modica Roberta Papaleo e Cristina Puglisi 1^A Classico