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giovedì 16 marzo 2017

Una riflessione tra isolamento e connessione Cellulare: tra uso e abuso

Nei nostri giorni in cui il mondo è cambiato, l’uomo è cambiato e ovviamente hanno fatto un passo avanti anche le tecnologie che hanno sia aspetti negativi che positivi.
L’uomo ad esempio ormai quasi non riesce più a pensare preferendo il ricercare, proprio perché con lo sviluppo sempre più globale di internet e dei social ogni singola informazione o risoluzione di un dubbio c’è già. Quindi le nuove tecnologie sono talmente dentro la vita dell’uomo che ormai non si ci fa nemmeno caso. Da una parte queste tecnologie sembra abbiano migliorato la vita dell’uomo per la velocità con cui si viene a conoscenza delle informazioni; dall’altra portano a una mancanza di comunicazione tra gli individui. Viviamo in un mondo quasi completamente digitale. Come ha scritto Maurizio Ferraris nel recente libro “Dove sei? Ontologia del telefonino”, ormai da molti anni è scomparsa la frase “Pronto, casa Heidegger, posso parlare con Martin?”. Infatti da molto tempo con le nuove tecnologie il messaggio o la chiamata arriva direttamente alla persona interessata, in qualunque parte essa si trovi: al supermercato, in farmacia, in ufficio. Noi ormai siamo abituati a una risposta e quando la persona che noi chiamiamo non risponde ci preoccupiamo, iniziamo a pensare tante cose, mentre magari in quel momento quella persona semplicemente non può rispondere. Ma la frase più preoccupante e brutta è “la persona chiamata non è al momento disponibile.” Altre volte capita che ci troviamo in un posto e scopriamo che il cellulare non prende, allora da lì proviamo un senso di isolamento e iniziamo a cercare la linea affannosamente. Tutto ciò porta a sentirci soli, ma fino a tanti anni fa era sempre così, sempre senza campo e tutto ciò non accadeva. Concludendo, io condivido tutto quello che ha scritto Maurizio Ferraris nel suo libro, perché noi siamo ossessionati da questi cellulari ed è come se senza cellulari non ci sentissimo vivi, ci sentiamo soli, ma secondo me lo siamo veramente!
È in dubbio che questi cellulari hanno cambiato la nostra vita, l’hanno cambiata in peggio. Come dice Daniele Marini nell’articolo pubblicato di recente su “La stampa” “Con smartphone e social è amore”, la nostra vita è una società altamente “permeabile” perché l’uso degli strumenti di comunicazione è diventato ormai un abuso. Infatti è sufficiente osservare i modi di fare quotidiani per rendersi conto di quanto sia difficile separare i momenti e gli ambiti della vita. Insomma tra essi c’è un po’ di confusione. Ad esempio, qualsiasi lavoro si fa ci sono sempre degli orari, ma ormai non ci si fa più caso; infatti se una persona lavora in ufficio e finisce alle 13:00 spesso viene disturbata dal datore di lavoro, dai clienti anche in orari non opportuni, tipo durante l’ora di pranzo o di cena. Inoltre i cellulari vengono utilizzati anche quando si è a tavola con ospiti o in famiglia. Altre volte, anzi, sempre, si utilizza il cellulare anche alla guida non mettendo il vivavoce. Altre volte si ricevono chiamate in luoghi non opportuni, tipo sul treno o in metropolitana. Insomma altre volte si arriva alla maleducazione e a disturbare una persona ecc. Per concludere si può dire che il lavoro è ormai confuso con la famiglia, insomma non si trova più un po’ di privacy. Secondo me, l’uso del cellulare può essere utile, anche per delle ricerche, ma bisogna tutti quanti difenderci dall’ “abuso” di sua maestà il cellulare, nostro o degli altri.
Giulia Azzarelli 3B Odonto