facebookemail

Pages

giovedì 8 novembre 2018

Ricordando i ragazzi del ‘99

Ad un secolo esatto dalla grande guerra, il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in una lunga intervista al Corriere della sera, in occasione delle celebrazioni del 4 novembre, ricorda il valore dei nostri soldati che hanno consentito la riscossa dopo la disfatta di Caporetto e afferma che "i valori  dei nostri soldati fanno parte della nostra unità nazionale”.
Ripensando alle parole del Capo dello Stato, io mi chiedo quali sono le differenze, a distanza di un secolo, tra noi diciottenni del 2018 e i ragazzi del ’99.
Questi ultimi, nati l’ultimo anno dell’Ottocento, da qui il nome che li ha consegnati alla storia “I ragazzi del ‘99”, sono stati i protagonisti della vittoria italiana a Vittorio Veneto nella prima guerra mondiale. Erano giovani chiamati e istruiti in fretta e furia, inviati al fronte in un momento di gravissima crisi per l’intera nazione. 
Noi, giovani diciottenni, a distanza di 100 anni, abbiamo la fortuna di vivere in una Europa che ci ha garantito e continua a garantirci anni di pace, cresciamo senza frontiere, spostandoci con un volo lowcost e parliamo diverse lingue straniere grazie ai progetti Erasmus. Quindi se quei ragazzi del ‘99 hanno difeso la Patria, a noi ragazzi del 2018 spetta il compito di proiettarla nel futuro. L’unità d’Italia, valore antico, ma quanto mai moderno al tempo dei nazionalismi e degli indipendentismi, dovrebbe renderci orgogliosi della Storia di un popolo che si è unito non per la guerra, ma per per dare un esempio di fratellanza possibile agli altri paesi del mondo. Se i ragazzi del 1899, obbligati ad andare al fronte, hanno dimostrato il loro coraggio, ai ragazzi del 2018 spetta la scelta di contribuire a riaffermare un sano patriottismo ed europeismo per fare dell’Europa un baluardo di pace, non solo per l’assenza di un conflitto armato, ma anche per la capacità di generare pace sociale.
Giovanni Baglieri 4^A Odonto