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giovedì 10 giugno 2021

L’eredità di Falcone è tua. Cercala in un libro, in una scuola, in una palestra, su una spiaggia, in un viaggio.Lettera a chi non ha ancora trent'anni di Bruno Giordano

Questa lettera di Bruno Giordano, Magistrato della Corte di Cassazione, rivolta ai giovani che non erano ancora nati il giorno in cui fu ucciso il giudice Giovanni Falcone, è stata per i nostri studenti un importante momento di riflessione. Troppo bella per non postarla sul nostro blog.

Scrivo a te, che il 23 maggio 1992 non eri ancora nato, perché noi che abbiamo vissuto quel pomeriggio, che abbiamo tremato, pianto, reagito, riflettuto e reagito ancora, ripensato a quello che avevano detto di Falcone, messo le lenzuola bianche ai balconi, ora abbiamo il dovere di parlarti, di testimoniare. Sappi che quella sera non tutti hanno pianto, perché alcuni hanno anche festeggiato. Chi ti scrive ricorda le reazioni di giubilo in alcuni bracci delle carceri italiane. In qualche salotto ovattato, sul tavolo di qualche consiglio di amministrazione, su qualche scrivania si è pure brindato. E già, perché il “metodo Falcone”, come veniva chiamato, seguiva il denaro sporco che diventava pulito, guardava dentro le tantissime banche, indagava all’estero, e soprattutto scopriva aree di interesse economico contigue alla mafia. E questo lo rendeva molto pericoloso. Il metodo Falcone collegava droga, corruzione e soldi ovunque si ripulissero. Ecco perché faceva più paura a chi ha fondato il proprio benessere sul detto pecunia non olet, a chi ancora oggi si gira dall’altra parte per assolvere la propria coscienza, a chi accampa il ricatto occupazionale per sostenere che con la mafia bisogna convivere, che tutto sommato è ricchezza per tutti. Per questo Giovanni Falcone non era amato da tutti, anche dentro la magistratura; non era un eroe, lo è diventato alle 17.58 del 23 maggio 1992, a causa di 500 chili di tritolo; prima era semplicemente (ma non facilmente) un magistrato integerrimo, intelligente, capace di studiare la società, agire, guardare negli occhi e capire una persona, vivere un lavoro nell’unico modo in cui si deve fare, onestamente. A te che oggi hai 12, 20, o 30 anni noi dobbiamo dire che anche oggi questo non è di moda. L’onestà non piace al potere minuscolo, ai codardi che si nascondono dietro la bandiera di turno, ai mediocri che non vogliono che altri eccellano, a chi trova l’anticamera del potente più comoda della stanza dei diritti e dei doveri. Sono sparite le lenzuola bianche, si torna a parlar male di chi cerca la verità, la mafia non spara più, ha capito che non conviene. Qualcuno della parola antimafia ne ha fatto un mestiere, altro che “professionisti dell’antimafia”, come li definì Leonardo Sciascia.Chi ha lavorato con Giovanni Falcone racconta sempre la sua umiltà e semplicità. Ma la semplicità è difficile a farsi, disse Brecht. In questo Paese, ancora oggi, è difficile essere un giudice, un operaio, una studentessa, un medico, una professoressa, un pensionato etc semplicemente onesto. Si ha l’impressione di stare sempre dalla parte sbagliata, dei pochi e soli, che i furbi vincono sempre. E invece non è così, dopo il 1992, la coscienza civile è cambiata, si è svegliata, arrabbiata, ricostruita. Tu hai un altro dna, più resistente al virus della paura, più integro, più bello. Non farti sorprendere dall’amarezza; anzi al contrario l’eredità di Falcone è tua. Cercala in un libro, in una scuola, in una palestra, su una spiaggia, in un viaggio. Sii semplicemente onesto. Noi, questo Paese e soprattutto il Tuo futuro, ti saremo grati.

Bruno Giordano